Lezioni di spagnolo per esperti di aramaico. #2: Masculino/Femenino
Dopo un po’ che ci si addentra in questa lingua, si iniziano ad incontrare bizzarre differenze con l’italiano che istigano la fantasia a cercare di immaginarsi quando e in che modo due idiomi apparentemente simili, si siano allontanati così tanto tra loro. Non mi riferisco solo al significato distinto a parità di parole uguali (penso a largo che in spagnolo vuol dire lungo), ma anche alle molte sottigliezze concettuali. Una di queste, ad esempio, sono le parole che in italiano sono maschili e che in spagnolo invece diventano femminili.
Il latte diventa la leche, il letto la cama, il tavolo la mesa, la macchina el coche. Il sangue, quello che scorre nelle arene, diventa la sangre. E non è forse un ballo d’amore, quello che inscena il torero mentre cerca di conquistare la sua femmina prediletta, il sangue appunto?
Ma l’apoteosi di queste differenze, è senza dubbio quando ci riferisce direttamente a ciò che origina la distinzione tra i generi: gli organi riproduttori. L’italiano non potrà esimersi dal fare un sorrisino malizioso, quando scopre che l’organo riproduttore maschile in spagnolo si chiama popolarmente la polla e che il suo corrispettivo femminile el coño. Ciò fa sì che lo spagnolo medio maledica el coño con la stessa frequenza con la quale noi esclamiamo citando un pene. Un po’ non riusciamo a capirne il perché. A noi maschi, in fondo, el coño ricorda una cosa piacevole, e le donne italiane mai maldirebbero una parte del corpo che nella storia si è trasformato spesso in un concetto da ribadire per rivendicare la libertà. Un maschio italiano non sottovaluta nemmeno le ripercussioni a livello di autostima. Come si fa a chiedere a una ragazza: “Me lo dai?”. E, soprattutto, come fanno i famosi machos iberici, nel momento culmine di una relazione passionale, a dire: Te la meto? Sembra, poi, che l’invertire il sesso di queste due parole così evocative, muti anche la gerarchia tra loro. Il dominante maschile diventa dominante femminile, e ciò ci confonde.
Poi tutte le volte che arrivo a questo punto del ragionamento, mi viene sempre in mente che le donne in Spagna hanno ottenuto il diritto al voto prima di quelle italiane. Ciò dimostrerebbe che è vero.
Le rivoluzioni iniziano dal linguaggio.
Che io sappia anche in siciliano è così: lo sticchio e la minchia.
Quando hanno ottenuto il diritto di voto le donne siciliane? 🙂
(Però hai ragione)
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Credo sia diverso, nel senso che bisognerebbe capire con precisione quando e perché i siciliani hanno iniziato a usare queste parole, per capire se è una cosa che hanno acquisito, o inventato. Non sarebbe una differenza da poco, non credi?
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basta chiedere: no, non è diverso.
nel caso del siciliano: mentula > mencla > minchia, e nel caso dello spagnolo: cunnus > coño
conclusioni filosofiche non me ne vengono… se ne hai fai tu, a me la sociolinguistica troppo spinta sta sul, o sulla.
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Ah figurati. Non so nemmeno che è la sociolinguistica.
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nemmeno io, e non lo sanno nemmeno i sociolinguisti…. è come la finanza, o la divinazione
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Io in certa divinazione ho la tentazione di crederci, nella finanza… hum…
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E poi sì, comunque è un iperbole un po’ forzata. Ma è prosa non è un manuale, ho la coscienza pulita 🙂
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E la mia era una battuta, quindi anch’io :-).
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ahahahah mi sto sbellicando… complimenti 😀
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Sì ma non ti scordare, stacci attento 🙂
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Attenta. Soliloquio tiene el coño!
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Estas segura? Se lo has visto?
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per me il più poetico è la mar.
(e a questo dedico la mia pausa caffè)
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In verità mar, come calor, o sol, non ha sesso, si può indicare al maschile e al femminile. E la confusione cresce… 🙂
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sappi che, se va in porto che andiamo dove tu sai, vengo da te a lezione d’iberico per una settimana di fulimerscion.
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Bello…non mi è mai capitato, ma a questo punto dovrò fare attenzione le prossime volte che mi troverò in Spagna, a non dire ad alta voce “che polla!” 🙂 Ho l’abitudine di alternarlo a “Che cogliona”, quando mi capita di fare una cazzata (Pollata??…)
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No, “tonteria” o “gilipollez” che però assomiglia di più a “stronzata”. Chissà, forse dovrei dedicare una puntata alle parolacce…
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Tonteria è una fabbrica di tonti…Gilipollez sembra il personaggio di una favola…magari rifatta da Terry Gillian per il cinema..
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nel dialetto siciliano, molte parole che in italiano sono maschili, diventano femminili. sarà un retaggio della dominazione borbonica. sulla parte dominante femminile, i genetisti hanno scoperto in tempi recenti che discendiamo tutti, maschi e femmine, da un’unica donna detta l’Eva africana. ma questa è un’altra storia, che appassiona solo chi come me non crede più a niente, se non alla Santa Scienza.
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Che pure lei cambia ogni cinque anni smentendosi o rettificandosi. Meglio io che non mi fido di nulla.
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la vita è dura….
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Perché mi vengono solo commenti che guasterebbero indelebilmente la mia immagine di brava ragazza di mezz’età?
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Colpa mia sicuramente, però ti do un consiglio: approfittane.
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A me piace tanto che la sangre sia femmina.
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Perché? Vi scambiate le ricette?
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Il suono. Mi piace il suo suono! 🙂
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🙂
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Ma il termine “sangria” quindi, ha a che fare col sangue? °_°
Io l’unica cosa che ricordo della spagna è: una cerveza por
Piuttosto dimenticavo, dàmela! (ho detto giusto?)
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Sì hai detto giusto. Cerveza e sangria. Quindi non hai mai domandato un “porro”?
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