[Scrive per noi] Chiaralorenzetti – Fragilità – La fragilità è il mio mestiere

chiararte (Copia)

Mi chiamo ChiarArtè, per gli amici Chiara e mi occupo di restauro dal 1991; principalmente di restauro di ceramiche e oggetti in legno policromo e dorato.
La fragilità è sotto le mie mani in ogni momento, sia per la naturale consistenza dei materiali che per lo stato di conservazione pessimo in cui si trovano gli oggetti quando arrivano in laboratorio.

La maiolica, pur essendo cotta ad altissime temperature -varia da 960° a 1070°- è parecchio fragile. Le pitture, se non vengono ben cotte a terzo fuoco – così detta la cottura delle decorazioni-, sono soggette a cadute di colore.
La porcellana, ingegno fine cinese importato in Europa da Kandler nel 1731, sottile guscio trasparente, è lieve come piuma e piccole incrinature ne compromettono la stabilità per sempre: la porcellana è l’arte dei re e delle regine, effimera e delicata, ed è proprio la sua fragilità a renderla preziosa.
La terracotta di manufatti antichi, etruschi, greci, romani, cotta in forni rudimentali di legno o in fosse interrate, ha consistenza friabile e occorre attenzione e pazienza nel maneggiarla. Molto spesso mi trovo di fronte a terra cruda, cotta molto poco e sensibile anche solo all’acqua. Una presa mancata e secoli d’arte e storia potrebbero andare in fumo.
Il legno è meno fragile per sua natura ma se intaccato dai tarli, l’effetto che ne deriva è quello di un castello di sabbia, pronto a crollare al primo soffio.

Una delle fragilità che più amo negli oggetti su cui quotidianamente lavoro, è quella della foglia d’oro. La foglia d’oro vero, 23 3/4 Kt, in fogli sottilissimi di 8x8cm, viene applicata su molti oggetti in legno, candelabri, cornici, statue fin dall’epoca egizia. La foglia d’oro fin tanto che è foglia è labile, leggerissima, intoccabile con le dita; per lavorarla, alle volte, trattengo il respiro tanto è sottile. Ma una volta posata (rimando qui la spiegazione del procedimento, detto doratura a guazzo), diventa forte e coesa con il gesso sottostante e, se ben conservata, si mantiene in eterno.

Amo la fragilità. E’ una componente fondamentale della vita. Un arricchimento, un passaggio per diventare forza. Il mio compito di restauratore è quello di preservare la fragilità naturale e rinsaldare quella prodotta dal tempo o da danni violenti.

Così dovrebbe essere anche per gli esseri umani; ma d’altronde si sa, se avessi voluto capirli avrei studiato psicologia, non arte.

Chiara