Questione meridionale
Ebbene sì, sono qui a confermare la ferale notizia di cui forse avete sentito a “Voyager”: i discutibili hanno davvero un nuovo autore. E quell’autore sono io.
Ma tranquilli: non sono qui per colpirvi di nuovo nelle gengive con le duemila e più parole della mia ultima scorribanda su queste rive (questa qui); oggi, il mio unico intento è presentarmi. In futuro, chissà *risata malvagia*.
E quindi: io chi diavolo sono? Ci sono molti modi per rispondere a questa domanda; il più efficace (nonché il più semplice) è fare un bel copia-incolla dalla mail di presentazione che ho inviato ai due incolpevoli redattori di questo blog collettivo (wishakamax e red), che hanno dovuto subire loro malgrado le manovre di quel diavolo che è ammenicolidipensiero, che ha caldeggiato (sic!) la mia candidatura col fine della dannazione delle loro e delle vostre anime:
Mi chiamo Gabriele Polsinelli (nel caso vi servisse per vertenze legali), ho venticinque anni, DOVREI (risultati del test di abilitazione ancora ignoti) da poco essere diventato a tutti gli effetti dottore. Sì, in medicina e chirurgia. Non fate quelle facce, c’è di peggio.
Come credo si intuisca, mi piace scrivere; a volte, anche disegnare. In quest’ultima attività sono peggiore che nella prima: ma tranquilli, non vi farò chiudere il blog per atti osceni pubblicando i miei disegni.
Tutte belle parole. Ma c’è un fatto che, sono sicuro, fin d’ora turba i vostri sonni: sarò io all’altezza del livello, indubbiamente elevato, che vige tra queste pagine? Riuscirò a non far crollare la media? Se dovessi giudicare solo da questo articolo, ne sono sicuro, come voi risponderei di no; eppure, senza tema di errore, posso affermare che la risposta è sì.
Non perché io abbia un’opinione particolarmente alta di me, ma perché io credo che ciò che faccia il carattere e lo stile (e dunque, anche lo scrivere) di una persona, non sia il patrimonio genetico, il “buon sangue che non mente” quanto, piuttosto, l’ambiente in cui si è cresciuti. Un po’ come nel film “Una poltrona per due”, se capite cosa voglio dire: chissà dove sarebbe arrivato Billy Ray, se sulla sua strada avesse incontrato un po’ più di Winthorpe (o, meglio ancora, di Ophelia) e un po’ meno di fratelli Duke.
Io, al contrario della maggioranza degli autori di questo blog (o almeno, così mi pare di aver capito) non vivo al Nord, e men che mai al Nord – Est; sto a sud del Po e del Tevere, e poco più a nord del Garigliano. Eppure, sono sicuro che quanto quotidianamente vedo, sento e tocco non differisce molto, rispetto a quanto vedono, sentono e toccano edp o redpoz. Non ci credete? Eccovi le prove, se di stomaco abbastanza forte da sopportarle.
Tutte le eresie sono bandiera di una realtà dell’esclusione. Gratta l’eresia, troverai il lebbroso. Ogni battaglia contro l’eresia vuole solamente questo: che il lebbroso rimanga tale. Quanto ai lebbrosi cosa vuoi chiedere loro? Che distinguano nel dogma trinitario o nella definizione dell’eucarestia quanto è giusto e quanto è sbagliato? Suvvia Adso, questi sono giochi per noi uomini di dottrina. I semplici hanno altri problemi. E bada, li risolvono tutti nel modo sbagliato. Per questo diventano eretici.
scriveva Umberto Eco ne “Il nome della rosa”; e sarebbe consolante dire che è così anche per i fascisti (chiamiamo le cose col loro nome) che hanno composto quel manifesto: almeno, si potrebbe sperare in una svista, in un errore che è possibile correggere spiegando perché violenza sulle donne, ius soli, sbarchi ed Islam sono cose tra di loro diverse, che andrebbero discusse separatamente e, magari, in uno spazio un po’ più ampio di quello di un manifestino, per altro neppure stipato di scritte.
Ma non è così: e, alla fine, tutto ciò che resta è l’orrore. Ma non per i motivi che si potrebbe pensare, no, ma perché, dicevamo su, il proprio carattere, il proprio stile, il proprio scrivere (anche su un manifesto) dipendono in maniera decisiva dall’ambiente in cui si è cresciuti ed in cui si vive.
E pensare a quello dove devono essere cresciute e dove vivono queste persone, per scrivere robe del genere, fa davvero scorrere i brividi lungo la schiena.
Molti crescono in piccoli paesi come quello che mia madre mi portò a visitare perché architettonicamente interessante, e mentre passeggiavamo mi indicò le case attorno dicendo: “Dietro la maggior parte di quelle finestre si compiono abusi su minori e violenze domestiche”. Mia madre era assistente sociale, il paese è nel profondo nord e allora era quasi interamente abitato da autoctoni.
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E però, dire queste cose a queste persone è perfettamente inutile. I dati non possono nulla, contro le credenze.
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Pensa che non pensavo vigesse lo ius soli in italia.
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Già. E questo sì, che ci rende incivili.
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L’ha ribloggato su Suprasaturalanxe ha commentato:
Ho iniziato a collaborare col blog collettivo “I discutibili”; questo è il mio articolod di presentazione…
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di fronte a certe pacchianate come queste, mi vien da pensare che l’unico diritto che possa esistere sia lo ius “sòla”. quella di pensiero, e te la rifilano con un qualunquismo da primato. benvenuto gaber, non potevi regalarci inizio migliore (e non preoccuparti per la media: puoi solo alzarla… 😉 )
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Un caldo benvenuto, grazie molte ad adp per l’idea. E grazie a te gaber. Peraltro credo che molti di quelli che condividono l’idea di fondo che ha generato il manifesto non abbiano idea di cosa sia, lo ius soli. E non sanno che questa è un’azione preventiva mirata a non far diventare lo ius soli legge dello stato come sarebbe sacrosanto in qualunque stato democratico. L’altra sera ero a un ristorante cinese e un cameriere con tratti decisamente orientali mi si è rivolto dicendo “I ravioli ar vapore erano pe’ llei?” Io l’ho guardato sorridendo e gli ho detto “Ma sei nato qui?” e al suo cenno affermativo ho esclamato “Allora sei cinese peffinta!!!” e abbiamo riso entrambi. Quel ragazzo è romano, non cinese. O meglio è romano e cinese. E questo non può che arricchirci.
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Allora, intanto scusa se mi permetto di intervenire, di solito preferisco non iniziare polemiche. Per dire, sullo ius soli la penso all’opposto rispetto a te e a (credo tutti) gli altri che gravitano attorno a questo blog: per me lo ius soli è solo un atto autolesionistico che non ha giustificazioni; ma questa è solo un’opinione personale (come lo è la vostra), perciò discutibile, non avrei rotto il silenzio per così poco. Però non riesco a capire la tua argomentazione, è completamente fuori dalla logica. Lo ius soli si può sostenere solo con argomenti morali (potrei dire moralistici): dobbiamo accogliere tutti gli stranieri, dobbiamo attirarne quanti più possibile; argomenti prettamente morali, appunto, che posso tranquillamente accusare di insensatezza (sempre secondo me, s’intende). In realtà anche la “ricchezza” che ne deriverebbe è un argomento morale, ma a mio giudizio ha un senso.
Tranquillo, adesso arrivo al dunque. Tu dici che quel ragazzo è romano e cinese: hai perfettamente ragione. Ma il punto è questo: è romano e cinese NONOSTANTE in Italia non ci sia lo ius soli (pensa un po’!); forse che se fosse stato italiano dalla nascita adesso sarebbe ancora più romano e cinese? forse che ci “arricchirebbe” ancor di più? Sarai d’accordo che è un’assurdità. Seguiamo la logica: un bel giorno quel ragazzo nasce in Italia. Forse che diventa improvvisamente italiano? Sarebbe davvero una magia! La logica dice invece che è ancora interamente cinese; perchè si dovrebbe stabilire per legge una bugia? La logica dice che quel ragazzo è quello che è perchè è nato E cresciuto in Italia, anzi mi spingerei a dire che è più importante crescere in un posto che nascerci. Pertanto la scelta più logica è assegnare la cittadinanza dopo un periodo di residenza effettiva, come avviene adesso. Perchè ovviamente la nascita non comporta affatto un legame effettivo col luogo in cui si nasce, se quel ragazzo fosse nato qui e poi se ne fosse andato senza mai vedere l’Italia, con che coraggio si potrebbe definirlo italiano? Come avrebbe potuto prendere quell’accento romano (per limitarmi all’aspetto più marginale della questione)? Per potersi dire italiano uno straniero deve essere stato immerso nella vita dell’Italia, io infatti per assegnare la cittadinanza effettuerei anche un test; niente di chissacchè “culturale” s’intende (su queste basi dovremmo espellere molti italiani-italiani, magari -chissà- rischierei anch’io…), solo una dimostrazione di saper sostenere una semplice conversazione in italiano, giusto per assicurarsi che il richiedente non abbia vissuto in una comunità di stranieri semi-isolata dal resto della nazione (vedi certi cinesi…).
Mi scuso con l’intera redazione per la prolissità e, passando sopra a ogni divergenza d’opinione, auguro a tutti voi ogni bene
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Col tuo metro di giudizio, allora anche i bambini figli di italiani dovrebbero attendere del tempo prima di prendere la cittadinanza…
E comunque, non posso certamente rispondere per Max ma, se avessi mosso questa “critica” a me, io ti avrei risposto che io rivendico che debba esserci lo ius soli per un motivo morale.
Pace e bene.
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Il fatto è che i bambini italiani sono già italiani, il sangue in qualche modo conta, mi arrischio a dire… e poi parto dal presupposto dell’esistenza di una famiglia, perciò anche se se ne andassero crescerebbero comunque in una famiglia italiana (e diventerebbero italiani e tedeschi, italiani e spagnoli, etc). Comunque la mia è solo pura logica: la nascita non può bastare a definire una nazionalità, perciò non ha senso ritenere indiscriminatamente italiano chiunque nasca (magari per caso) in Italia. Poi potrei sostenere che si potrebbe abbassare l’eta dell’assegnazione della cittadinanza a 16 anni, o addirittura che si potrebbe concederla a chi è arrivato qui prima dei tre anni di età e poi ha vissuto sempre qui, per esempio, ma questi sono particolari meramente burocratici, quel che conta è il principio che non basta nascere in un posto, devi esserci stato immerso.
Ad essere precisi, le nostre opinioni a riguardo credo rimarranno divergenti, immaginavo che tu (e credo non solo tu) sostenessi lo ius soli per un motivo morale (ripeto, secondo me il piano morale è il solo sul quale si possa difendere), se mi sono rivolto a Max e non a te non è per scortesia ma solo perchè mi è sembrato che lui sostenesse la sua opinione con un argomento che in realtà non la sostiene affatto, non fosse stato così non sarei nemmeno intervenuto (sì lo so, il mio disimpegno è un pessimo esempio per i vostri lettori…). Saluti e ogni bene
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Ok, hai spiegato la tua posizione, io la mia (spero). Penso che non potranno mai convergere, ma avercene, di dissenzienti come te :-).
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Tranquillo, i dissenzienti civili esistono e vivono in mezzo a noi… 🙂
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Ivano mi sei mancato. Resta in zona e leggici, parleremo del concorso tra poco…. Chiusa parentesi.
Il tuo ragionamento non fa una piega. Ma io parto da un altro presupposto che è quello del melting pot americano. Se tu nasci in USA da genitori italiani hai AUTOMATICAMENTE la doppia cittadinanza. Se resti bene. Se non resti puoi sempre tornare senza una green card. Da noi vince la burocrazia alla fine. E quindi quella teoria che esponi in modo convincente naufraga miseramente nella pratica, ovvero diventa un’impresa titanica. Ed è questo che contesto. Preferirei più filtro in ingresso e cittadinanza ai figli, piuttosto che la situazione attuale. In realtà alla fine sono tutte sfaccettature di un’unica, tristissima realtà tutta italiana: non viviamo in uno stato di diritto. Il resto sono corollari. Grazie per la visita e come detto in premessa, passa da queste parti… 😉
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Se cominci con un “mi sei mancato” mi spiazzi, visto il mio misero contributo (specialmente qui dai “discutibili”). Mi sa però che dovrai abituarti, io sono rientrato nel mio buco già da settembre e questo commento sarà una delle ultimissime eccezioni alla mia regola del silenzio; sono intervenuto non a causa della divergenza d’opinione in sè ma per farti notare che l’argomento che porti a sostegno della tua tesi non la sostiene affatto.
Lo so che negli USA c’è lo ius soli, ma a parte che gli Stati Uniti sono completamente un altro mondo rispetto a noi, il fatto che da qualche parte del mondo si utilizzi un certo procedimento non basta a impedire di ritenerlo sbagliato. Quello che io contesto è il principio stesso di ritenere un neonato automaticamente cittadino anche se non ha (ancora) nulla a che fare con il paese ospitante, mi sembra (come detto) la certificazione di una bugia. La burocrazia la ritengo un male che andrebbe il più possibile evitato, infatti io ho sostenuto una procedura minimalista: basta aver vissuto davvero in Italia e quel colloquio lo passi a occhi chiusi, poi puoi anche odiare l’Italia, in parte o anche completamente, ma almeno puoi dire di CONOSCERLA.
Veniamo al concorso. Certo che passo, ti garantisco che passo e ri-passo, ma cosa si intende nel vostro gergo discutibile per “tra poco”? Sai, non sono mica così sicuro che corrisponda a ciò che intendo io… 😀 Ti confesso che mi sarei immaginato di chiudere ‘sta storia prima della fine del 2014, certo bisogna dire che non so quanti fossero i racconti da valutare, ma ho paura che un ipotetico nuovo concorso accuserebbe un drastico calo delle adesioni… 🙂
Ti auguro ogni bene, ho paura che tu ne abbia bisogno, il tuo ultimo post e soprattutto il fatto che non ne scrivi più da un bel pezzo mi fanno un po’ preoccupare: stammi bene, mi raccomando.
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Quando dicevo che mi sei mancato facevo riferimento ai tuoi interventi sul mio blog, al tuo blog, e alla tua generale presenza in rete… 🙂 presto significa pochi giorni oramai, stiamo lavorando all’impaginazione dell’e-book.
E si. Hai ragione. Non sto esattamente benissimo, come amo dire, ricordo periodi più allegri della mia vita. Ma tant’è, quel che arriva bisogna prenderlo, senza troppe esitazioni. Anche se il bibitone è amarissimo. Spero di uscire dal tunnel e ricominciare a scrivere. E sinceramente, spero che lo faccia anche tu.
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Io da settembre ho scritto solo un raccontino (un po’ inquietante) che parla della rinuncia a scrivere un racconto un po’ più impegnativo, e quando dico “ho scritto” non intendo sul blog, perchè quello l’ho chiuso proprio a settembre: arnoldorismanonesistepiù. Non credo proprio che tornerò sui miei passi, mi spiace.
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Noi nel nordest siamo dei dilettanti in confronto a questa gente qui. Sono senza parole.
Che bello che è arrivato un dottorino!! Evviva!
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Te ce l’hai con me per sta storia del dottorino… 😉
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Io ho il massimo rispetto pei dottorini, davvero sai. È una cosa affettuosa.
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Tranquilla che adesso ci applichiamo….
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