‘a trivella
un personale ringraziamento a barney per aver dato una dimensione critica del sì e del no al referendum del 17 aprile, grazia anche all’articolo di faccini. da parte mia rimane, in ogni caso, un invito a non astenersi, a prescindere, proprio per non abdicare definitivamente a quella magnifica risorsa che abbiamo a disposizione: il voto referendario.
Nulla di pornografico, intendiamoci subito.
E’ che il 17 aprile saremo chiamati a votare per un referendum di cui pochi sanno l’esistenza, e -di questi pochi- pochissimi sanno su cosa dovremo esprimerci.
In estremissima sintesi, il quesito e’ questo:
Volete che, quando scadranno le concessioni, vengano fermati i giacimenti in attività nelle acque territoriali italiane anche se c’è ancora gas o petrolio?
Questa e’ una traduzione dal politichese, ed e’ presa da “Internazionale“, che presenta il referendum in modo abbastanza chiaro. Per aggiungere chiarezza, scrivo solo che stiamo parlando di piattaforme marine piazzate a meno di 12 miglia dalle coste italiane. E che qualunque sara’ il risultato del referendum, chiunque potra’ mettere quante trivelle vuole a 12,1 miglia dalle nostre coste. Inoltre, dal quesito si evince che stiamo parlando di impianti gia’ attivi, perche’ di nuovi entro le 12 miglia gia’ oggi non se ne possono fare.
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Astenersi o non astenersi…se è vero che questi referendum comunque vada non cambia la situazione e per dirla in linguaggio comune “fanno quel che vogliono” non mi sembra il caso di sprecare ulteriori denari pubblici…
Ottimo articolo di Barney che, condivido in toto.
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l’opportunità ci sarebbe stata, accorpando la votazione in un unico giorno con le elezioni amministrative. la volontà politica di far saltare il quorum è abbastanza evidente.
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A parte che nella mia ignoranza caprina -e nel mio burnout- ho scoperto ieri del referendum… Tu cosa fai fratello? Io ho deciso di fidarmi di qualcuno -tipo te- di quelli vecchi nostalgici vetero della sinistra estrema e di far come loro. Quindi dimmi tu. Vado? Non vado? E se vado, cosa scrivo?
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ecco, d’acchito mi hai fatto tornare in mente nanni moretti in ecce bombo: «vengo? non vengo? mi si nota di più se non vengo o se vengo, mi metto in un angolo, in disparte, e poi voi mi chiamate…” 😉 credo che questa battuta, scherzi a parte, riassuma perfettamente il clima referendario in italia. cosa farò io? andrò a votare, a prescindere da qualunque sinistrorsità o veteroqualcosità, per una ragione che in primis non ha a che vedere con il questito ma con il senso di non voler abbandonare, per il momento, alla deriva, una delle più grosse opportunità che ci offre la costituzione, cioè il referendum. abbiamo gettato perle ai porci, credo che siamo davvero vicini alla via del non ritorno. sul cosa votare, mah, direi che l’articolo di faccini chiarisce bene come la distanza tra quel sì e quel no sia, in termini pratici, minima. ho la sensazione che, come fu per il nucleare, il senso del “sì” sia più che altro un messaggio rispetto alla percezione che i cittadini hanno di sicurezza nei sistemi di produzione dell’energia ed inquinamento, e quanti siano disposti a tollerare in questo senso – anche se, a conti fatti, poco cambierà.
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Beh, io andrò a votare (perché il referendum, nel senso di strumento, è importante ecc.). Poi voterò sì (perché la mia percezione riguardo l’inquinamento è un po’ più che soggettiva, ecc.).
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direi in linea con te
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