Marsupiali parlamentari
Kangaroo /ˌkæŋɡəˈruː/ is a marsupial from the family Macropodidae
(macropods, meaning “large foot”) endemic to Australia.
Sono veramente grato al nostro Parlamento per avermi tolto d’impaccio. Perché, dopo qualche giorno di distacco dai blog, non sapevo cosa scrivere e la cosa cominciava a preoccuparmi.
Poi hanno pensato di tirar fuori il “canguro“ per votare il c.d. DDL Cirinnà sulle unioni civili e quei simpaticoni di M5S hanno deciso di (come si direbbe dalle mie parti in slang giovanile, ma forse attempato) “tirare pacco” e non votare più il disengo di legge a causa di suddetto marsupiale.
In breve, il confronto sui marsupiali parlamentari m’ha condotto ad una riflessione politico-istituzionale.
Perché -diciamocelo- in fondo l’istituto del “canguro” non è esattamente quello che né i nonni, né i padri, né i genitori adottivi della democrazia avevano in mente (di chi è stepchild la democrazia?).
Ma neanche i nipotini…
Per chiarezza: il succitato “canguro” parlamentare trova il proprio fondamento nell’art. 85 del regolamento interno della Camera dei deputati, secondo il quale “Qualora siano stati presentati ad uno stesso testo una pluralità di emendamenti […] tra loro differenti esclusivamente per variazione a scalare di cifre o dati o espressioni altrimenti graduate, il Presidente pone in votazione quello che più si allontana dal testo originario e un determinato numero di emendamenti intermedi sino all’emendamento più vicino al testo originario, dichiarando assorbiti gli altri“.
- E continuano…
D’altra parte, viene da domandarsi cosa avrebbero fatto il povero Pericle, Montesquieu, Rousseau, Mills, Adams o financo Habermas se durante una discussione l’interlocutore gli avesse proposto come alternativa ad [alfa] l’opzione [beta], seguita a sua volta immancabilmente da [gamma], [delta] e via dicendo.
Sinceramente, vedo solo due alternative possibili: o l’avrebbero strozzato, o sarebbero ricorsi a massice dosi di cicuta.
Perché – in fondo- la prassi di presentare molteplici varianti da discutere “differenti esclusivamente per variazione a scalare di cifre o dati o espressioni altrimenti graduate” è l’antitesi della democrazia, sia che la si intenda come procedura decisionale, sia che la si intenda socraticamente come modello di confronto e dibattito: in ogni caso, è necessario presentare un termine (un oggetto) definito, non diverse centinaia di possibili variazioni sul tema.
Insomma, a parer mio, il marsupiale parlamentare ci interroga su cosa sia la democrazia. E, con essa, cosa significhi fare politica.
Perché si può essere “duri e puri” finché si vuole, ma si scade nel ridicolo ad ostinarsi a non voler superare le strumentalizzazioni, gli “espedienti per delegittimare un sano iter parlamentare” (come ha scritto Serra).
Se volessimo aprire il tema della necessità di legittimi strumenti parlamentari per opporsi ab orginem a proposte legislative ingiuste, potremmo citare lo strumento americano del filibustering, il quale ha il non secondario pregio di costringere chi si contrappone a tali proposte di dovervi “mettere la faccia” (anzi, visto che siamo in tempi di biopolitica, tutto il corpo!) e conseguemente di affrontare personalmente la responsabilità (le conseguenze) della propria azione.
Chi presenta qualche migliaio di emendamenti, al contrario, si sottrae a queste conseguenze, nascondendosi nella montagna di carta.
Che poi son sempre loro: il trio delle meraviglie democratiche Giovanardi-Sacconi-Marinello, oltre all’imancabile giurisconsulto Calderoli… vorrei vederli a stare undici ore in piedi a parlare!
Ma soprassediamo sulla pochezza di queste tattiche da guerriglia parlamentare nostrane e torniamo alla domanda democratica.
Perché -a mio personale giudizio- sia la decisione che la discussione hanno bisogno di termini chiari attorno ai quali svolgersi. Ovvero, di un’alternativa definita, che se proprio non può essere ricondotta alla dicotomia [bianco] – [nero], certo non può contenere al proprio interno tutte le sfumature di grigio immaginabili!
Altrimenti si finisce col cadere nell’indeterminazione; nel fumo; nella “notte in cui tutte le vacche sono nere“.
Si finisce col perdere l’oggetto stesso del confronto e, così facendo, il suo fine: un confronto che sia strutturalmente votato a non giungere ad una sintesi, ad una conclusione (magari anche di disaccordo) è semplicemente qualcos’altro… è chiacchiericcio sterile.
Certo non è l’attività cui si dedicano i sapienti (che, sfortunatamente, non ci governano).
Né, tantomeno, mi risulta sia la funzione del Parlamento. O degli organi democratici…
Ve l’immaginate la polis, l’agorà che discerne se la convivenza debba essere comprovata da 4anni e 6mesi o 4 anni e 7mesi o 4anni e 8mesi. O 4anni e 5mesi. O magari 4mesi. No, no: facciamo 3mesi.
Pare si divertano a fare gli esercizi di stile: “il prossimo emendamento lo scriviamo senza mai usare la lettera ‘e’!“. Ma questi erano puro diletto, non politica…
Ma perché non passare al conteggio dei giorni?
Anzi: propongo che la convivenza debba essere comprovata dall’aver guardato assieme davanti alla tv almeno due finali dei mondiali di calcio.
Secondo me a Tucidide sarebbe venuto il vomito dopo due minuti.
A questi no: starà l’evoluzione della specie…
(Anche perché, che io ricordi, le discussioni nella polis si svolgevano in piedi… proprio come Wendy Davis, mica dinnanzi ad un programmino che genera centinaia di variazioni sul tema).
E, per tornare ai pentastellari da cui siamo partiti, non volersi render conto di queste (troppo raffinate?) considerazioni significa mancare di comprensione su cosa sia il senso di un confronto politico.
Oppure c’è un’altra spiegazione. Si chiama malafede.
Insomma, sarà anche antipatico veder saltellare per le aule parlamentari il plantigrado australe, ma almeno ci riporta ad una dimensione di senso.
Proprio non vi piace? Allora faccio una proposta: nelle ipotesi di cui all’art. 85 del citato regolamento, ai parlamentari proponenti di detti emendamenti sia concesso un termine per presentare una proposta unica e di sintesi delle proprie istanze, pena la decadenza di tutti gli emendamenti.
Così magari si fanno loro stessi un pò di chiarezza, pensano a cosa vogliono e decidono.
…e zompassero fuori dai maroni!
ma stai scherzando che tra gli emendamenti ci sono quelli?!? 😯
mi hai ricordato un tuit di ieri. te lo giro
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A quanto pare…. geniali, no?
D’altronde, hanno fatto la stessa cosa con la riforma costituzionale (sostituire Senato con “Duma”, “Assemblea”, “Congresso”….)
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questo post e` disinformazione pura.
i regolamenti parlamentari attribuiscono al presidente dell’assemblea le decisioni da prendere di fronte ad un abuso ostruzionistico degli emendamenti, e ben venga un’azione dura e appropriata a riguardo.
ma questo non ha niente a che far con un emendamento presentato da una forza politica che pretende di sopprimere a priori la discussione sugli emendamenti presentati dalle altre forze politiche.
questo e` un abuso bello e buono del potere della maggioranza ed ha, a mio giudizio, un aspetto chiaramente incostituzionale.
quando poi non hai neppure la maggioranza per imporlo, allora siamo alla farsa vera e propria, anche.
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mi intrometto per una piccola considerazione che esula dall’aspetto costituzionale, per cui redpoz è sicuramente più competente di me. io penso che il senso di questo post rimandi al fatto che nel nostro paese manchi ormai strutturalmente un confronto parlamentare costruttivo, un confronto “nel merito”, piuttosto che quello esistente che porta alla realizzazione del “al lupo al lupo” nelle aule parlamentari: la volta che qualcuno propone un emendamente intelligente non lo considera nessuno, in mezzo a tutti quelli generati con il generatore automatico di emendamenti. la domanda che il post di redpoz fa emergere secondo me è: ha senso bloccare regolarmente gli iter legislativi con la procedura dei millemila emendamenti? passami il paragone: non è un po’ la stessa logica ostruttiva di bagnasco che invita ad astenersi al referendum per la fivet per non far raggiungere il quorum, perché a entrare nel merito della discussione i cattolici non sono in grado di reggere il confronto con motivazioni adeguate e sufficienti? personalmente, non sono solo stanco, sono davvero esasperato di questa logica di buttare tutto a tarallucci e vino per “fermare” – con metodi che non sono propri non tanto di una democrazia, quanto di un paese incapace di pensare da adulto – una legge che doveva essere approvata vent’anni fa…
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Intervengo solo per dire (a beneficio di altri lettori) che l’emendamento cui suppongo ti riferisca è questo: http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/frame.jsp?tipodoc=Emend&leg=17&id=958366&idoggetto=959097
che non prevede affatto il “salto” degli altri, ma la votazione su un testo integralmente nuovo dell’articolo in oggetto.
Questa prassi è stata considerata legittima dall’Ufficio Legislativo del Senato. Non esprimo ulteriori giudizi, in ogni caso non miei.
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questa risposta e` semplicemente grottesca.
come sai benissimo, del resto, nei lavori parlamentari esiste una fase per presentare gli emendamenti e una fase per votarli, e se viene presentato un testo integralmente nuovo tutti gli emendamenti presentati in precedenza sul testo precedente non possono essere piu` votati.
,ma li leggi i giornali?
(sempre e soltanto a beneficio dei lettori eventuali di questo dialogo).
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dell’incostituzinalita` sostanziale di emendamenti soppressivi del dibattito parlamentare ho letto anche ieri da parte di un costituzionalista di cui non mi sono segnato il nome; ma e` evidente di per se stessa.
la Costituzione esige che un progetto di legge passi in Commissione, per garantire una discussione di merito adeguata: il Parlamento dovrebbe discutere un testo ben preparato e limato con l’apporto di tutti;
art. 72
Ogni disegno di legge, presentato ad una Camera è, secondo le norme del suo regolamento, esaminato da una commissione e poi dalla Camera stessa, che l’approva articolo per articolo e con votazione finale.
sostituirlo in aula con un testo integralmente nuovo in un unico articolo altera in maniera sostanziale questo iter e definisce un colpo di mano della maggioranza che e` fuori dalla prassi democratica, e a maggior ragione quando questa maggioranza e` tale solo nel parlamento e il parlamento e` stato votato con una legge incostituzionale.
la prassi degli emendamenti fatti a macchina e` altrettantoi contraria allo spirito della costituzione e ha fatto bene redpoz a stigmatizzarla.
il mio dissenso, che ribadisco, riguarda la scelta di contrapporre a questa prassi demenziale una mossa arrogante e oltretutto fallimentare in questo caso (ma la si e` applicata perfino alla discussione sulla Costituzione).
la cosa tragica di questo paese – e qui mi pare che potremmo ritrovarci tutti d’accordo – e`quello che dici tu: un metodo puerile di affrontare i problemi, da parte di tutte le forze politiche e la prevalenza data agli interessi di potere e alle cagnare elettoralistiche rispetto alla soluzione dei problemi.
il problema e` che questa legge non passa, come non passo` 10 anni fa con Prodi, per le divisioni interne al Partito Democratico, cioe` in sostanza per il diritto di veto della chiesa cattolica, rispetto al quale questo partito non ci garantisce.
e mi pare che si faccia un grande sforzo di propaganda e un polverone assurdo per nascondere questa verita` evidente.
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L’ha ribloggato su redpoz.
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