Di elezioni: donne, in cerca di guai
Ovvero: USA, femminismo e questioni ancora irrisolte.
Ovvero: “It’s the economy, stupid!”
Spoiler: se siete simpatizzanti di Hillary Clinton, non leggete questo post.
Scrivo questo post perché negli ultimi giorni sono comincite ad apparire nel mio mondo social numerose prese di posizione a sostegno di Hillary Clinton “in quanto donna”, ovvero come questione di genere. Ne cito un paio per darvi un’idea del tenore: “The fact that Ms. Clinton, with all of her intelligence and strength, is losing support to a relatively ‘extreme’, longtime U.S. Senator, suggests that to me many people in this country would still rather have anyone but a woman…“; oppure: “Here is a truth about America: No one likes a woman who yells loudly about revolution“.
Insomma, improvvisamente, la campagna per la nomination democratica alle elezioni presidenziali USA del prossimo novembre è diventata una questione di genere. O, meglio, di femminismo: una battaglia per il progresso delle donne nelle politica americana e -così- nel mondo intero.
Solo le primarie democratiche, ovviamente, perché nessuno seriamente crede che i repubblicani possano superare quel sessismo (questo sì, vero) che da anni marca la loro politica. In fondo, Sarah Palin piaceva perché era decisamente un carattere maschile. E non è un caso che il GOP da anni proponga candidati che possono impunemente lanciarsi in crociate contro l’aborto o contro i più elementari diritti delle donne… Ma questa è un’altra storia.
La storia che ci interessa riguarda solo i democratici, o meglio: solo Hillary Clinton.
Perché la sig.ra ex first lady, ex senatrice, ex segretario di stato Clinton, née Rodham, era una paladina dei diritti delle donne e confidava che queste sue -relativamente remote- prese di posizione le fruttassero un valido sostegno in quella che è probabilmente l’ultima (e definitiva) campagna per l’assalto alla White House. Un sostegno che, infatti, è arrivato, da quelle femministe storiche ed un pò “old school“.
Sarebbe interessante sapere cosa ne pensa Patricia Arquette dopo la sua presa di posizione agli Oscar 2015…
Invece, molte giovani donne guardano con maggiore interesse all’anziano senatore del Vermont. Al punto che anche una certa Emily Ratajkowski si è spesa per Sanders (ohmammaohmammaohmammaoh!).
Così è scattata la reazione, sul tono delle citazioni che ho proposto in apertura: riportare il framing della campagna ad una questione di genere.
Perché -questo l’argomento- in fondo gli USA sono un paese così sessista che piuttosto di votare una donna voterebbero un socialista. E, vi prego, fermatevi un secondo su cosa voglia dire in america “socialista”.
Per carità, nessun dubbio che il sessismo negli USA sia un enorme problema (di fatti, cerchiamo di parlarne ogni tanto: qui, qui e qui).
Tuttavia, non posso fare a meno di pensare che questo tentativo sia profondamente sbagliato. E fallimentare.
Intendiamoci: non so se Hillary Clinton perderà le primarie (con ogni probabilità: no), ma di certo non le vincerà con questa strategia.
Pare che la sig.ra Rodham si sia lamentata col suo staff di non riuscire ad emozionare e muovere le folle come invece riesce al suo avversario (pensiamo al brillante hashtag #feeltheBern). Non è curioso? Dopo vent’anni o più come protagonista della politica nazionale, Hillary Clinton non sa come trascinare gli elettori…
Non voglio certo farmi prendere dal populismo o dalla demagogia di sostenere che il candidato migliore è sempre quello che riesce a emozionare “il popolo”, ma è ormai una lezione -tattica, se non altro- essenziale della politica che senza questo difficilmente si vince.
Prodi -ahimè- docet.
Scrive Zucconi, che di USA un pò se ne intende: “domandarsi se il problema della sua incapacità di far presa sull’elettorato, soprattutto giovane, non sia lo staff dei consulenti . Ma sia lei.”
Insomma, forse Sanders non vincerà le elezioni. Ma -perlomeno- sta già vicendo la battaglia ideale (il New York Times scrive che “Clinton ha solo un sogno a metà“). Fra i democratici e forse non solo…
Perché Bernie trascina i giovani ed i giovani trascinano Bernie? Perché questo vecchietto fuori tempo sembra riuscire ad imporre la propria narrazione ad una campagna che sembrava destinata ad una landslide per Clinton?
Perché ha scelto i temi giusti, quelli che smuovono la gente. Perché è riuscito a catturare i desideri di quel “99%” rimasto troppo a lungo deluso e senza risposte dalla politica.
Quali temi? Quelli troppo a lungo scordati in modo radicale da un’agenda politica (vorrei dire “di sinistra”): “Economic inequality didn’t become a mass issue until Occupy” sostiene Michael Kazin; “given that I’m currently unemployed, income inequality is pretty important” dichiara una ragazza; “The top issue by far for millennials is the economy, including concerns about jobs, the minimum wage and paid leave” assieme alla green economy riporta USA Today; “I want my first female president to be more than a symbol: I want her to run politics that can revolutionize” dice Emily.
Per constatare questo non serve neppure spingersi a criticare il supporto dei super-PAC a Hillary o i suoi lauti onorari per le conferenze pagati da Goldman Sachs.
Strano che la sig.ra Rodham abbia dimenticato la lezione che ha portato il marito a vincere un’elezione in cui pochi credevano, quel “it’s the economy, stupid” divenuto ormai leggendario.
Riascoltate quel discorso di Patricia Arquette: parla, sì, di donne e parità di genere. Ma soprattutto parla di “equal pay“: quella è la chiave attraverso cui anche la questione femminile viene letta.
Giusto o sbagliato che sia… (e personalmente non credo sia completamente giusto).
Hillary Clinton -lo concedo- è probabilmente la candidata migliore per mantenere le promesse (infatti ne fa pochissime e di breve portata), ma non è la candidata in grado di dettare un’agenda politica, un sogno. Ma il pragmatismo da solo non basta, neanche in USA.
E senza un sogno non si vincono le elezioni.
E questa non è una questione di gender gap, né di sessismo, né di femminismo.
E’ politica.
Aggiornamento dopo il voto in New Hampshire:
Sanders vince in ogni gruppo demografico.
Il commento di Politico: “People want inspiration,” Miringoff added, “and they’re not getting that from Hillary Clinton“
La domanda dello staff del blog fivethirtyeight– ovvero, la grande domanda per il prosieguo delle primarie democratiche:
Di nuovo da Politico: Clinton cerca di recuperare l’elettorato femminile, ma la sua tattica è quella giusta? (“Votate Clinton o andate all’inferno” non sembra molto invitante… Vero, Sig.ra Albright?)
Infatti, ecco cosa succede in rete se una donna sostiene Sanders… (povera Emily!!!).
L‘impatto della Sen. Warren: “paved the way for Bernie“.
E, sempre da Salon, “come finirà la saga?“. Interessante il passaggio: “I don’t think it helped either candidate to get into a pissing match over who was a progressive and who wasn’t, but the point Sanders was making is that Hillary Clinton wouldn’t have wanted that label three months ago“.