Il gender, ovviamente
Non c’entra nulla.
Anzi: prerogativa del gender è proprio di non c’entrare affatto con i vari temi cui viene puntualmente ricollegato. Fra le quali rientra dunque, a pieno titolo, anche questo post.
Qualcuno fra voi avrà probabilmente letto la notizia di quel signore romano arrestato per aver coscientemente avuto rapporti sessuali non protetti ed infettato almeno sei donne con il virus HIV.
Ora, il signore (cui, se la notizia fosse confermata e l’imputazione per lesioni personali aggravate confermata, auguro di scontare una bella condanna) si è difeso sostenendo -fra le varie cose- che tutte le partner erano “consenzienti”: “le ragazze ci stavano“.
Bella affermazione! Non c’è che dire.
A parte che avere un partner “consenziente” per un rapporto sessuale è oggettivamente il minimo e che se così non fosse questo signore si meriterebbe anche un’accusa di violenza. En passant.
A parte che sarebbe interessante discernere del concetto di “consenso”: consenzienti rispetto al rapporto sessuale, a non usare il profilattico o a correre il rischio della “roulette russa” di un’infenzione da AIDS? Consenso informato, dice niente?
A parte tutto questo (e senza voler in alcun modo partecipare al rito tribale del victim blaming), vorrei che per un momento aprissimo il dibattito sulla consapevolezza dei/delle (giovani e non) italiani/e rispetto alla sessualità e alle malattie sessualmente trasmissibili.
Perché, ripeto: senza che ciò in alcun modo determini una qualsivoglia “colpevolezza” delle donne coinvolte, non posso fare a meno di pensare quale profonda e devastante ignoranza si debba avere per accettare di esporsi ad un rischio simile. Un rischio del quale le donne coinvolte parrebbero essere ben coscienti, viste le reazioni riportate alla notizia del possibile contaggio.
Un’ignoranza tanto profonda e diffusa per cui secondo un importante sondaggio pubblicato recentemente “il 56 percento [delle donne intervistate] non conoscerebbe la posizione esatta della vagina“. Cioè, scusate!
Un’ignoranza per cui “più del 60 percento di chi assume la pillola non usi il preservativo nei rapporti occasionali“:
Come indica la tendenza sulle MST, la disinformazione ovviamente riguarda entrambi i sessi: dal 2010 la vendita dei preservativi è in costante calo e, secondo un’indagine della Federazione italiana di Fisiologia Scientifica, anche quando la metà degli uomini intervistati si dichiara consapevole di un alto rischio di contrarre MST, chi non usa il profilattico lo fa tendenzialmente perché “ridurrebbe il piacere sessuale.”
Però, mi raccomando, continuiamo a parlare di gender.
D’altronde, fondamento della cristianità è sempre stato il principio: meglio un etero con l’AIDS che un omosessuale sano…
la responsabilità del contagio è ovviamente colpa loro, perché indossavano dei jeans aderenti (cit.).
scherzi a parte, non è così scontato quello che dici. si tratta di conciliare due aspetti (banalizzando: quello “biologico” e quello “teorico”) che di per sé non vanno di pari passo. è una riflessione lunga, mi piacerebbe dedicare un post ma temo in questi giorni di non riuscire…
(che c’è scritto vicino all’orsetto?)
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Non credo di capire esattamente quello che intendi… Cioè: per me è scontato che se avessi un rapporto con una ragazza che conosco poco, userei un preservativo.
Ora, il sig. citato parla di “relazioni” di una certa durata, che cambia un pò le cose.
Ma altrimenti, i due aspetti “biologico” e “teorico” per me dovrebbero andare di pari passo: a 17-18 un ragazzo/ragazza deve sapere che ci sono rischi simili e deve essere educato ad evitarli. Certo la scusa del “si sente meno” non è accettabile.
(Se invece il “biologico” è riferito alla conoscenza anatomica che cito, beh: quello è un esempio che ho scelto perché lo trovavo lampante).
La foto è di una campagna per l’uso del preservativo in Germania. 2008, credo.
In alto c’è un gioco di parole -molto simpatico: “Gummi” vuol dire “gommoso”, ma anche profilattico e “Baerchen” è “orsetto”, usato anche come diminutivo affettuoso. Quindi il risultato è “orsetto gommoso” // “profilattico, amore”.
In basso, invece “mach’s mit” significa partecipa.
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no, intendevo un’altra cosa: la teoria (che condivido assai) in base alla quale c’è una sorta di predisposizione naturale, biologica, comune a tutte le specie, a “sfidare” il rischio – secondo una logica di selezione naturale di logica darwiniana che premia il patrimonio genetico del più forte. questo retaggio origina dalla competizione inter-specie ma si trasmette a quella intra-specie. maggiori dettagli e riferimenti bibliografici su richiesta 😉
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Ok, grazie per la delucidazione.
E’ una teoria interessante, ma portata un pò agli estremi potremmo dire che allora l’AIDS è “un bene” perché seleziona “i darwinianamente più forti”…. Ho estremizzato molto, troppo, lo so.
Ma ho scelto di farlo per dire comunque dovrebbero esistere dei limiti di prudenza, anche contro-istintivi, se così vogliamo dire, nel comportamento personale.
Altrimenti, è un terreno molto scivoloso…
In ogni caso, la sfida al rischio ha senso solo se si ha coscienza del rischio stesso (consenso informato).
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beh, chiaro, parlare di “vantaggioso” suona strano… diciamo che sarebbe comunque interessante capire se il limite tra inconscio (istinto) e razionale sia davvero così funzionale al mantenimento della specie. 😉
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Aspetto post!
(ps: qualche spunto interessante potresti trovarlo dalla trama della seconda stagione del telefilm “the last ship”)
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Buttarlo dentro una cella e dimenticarlo lì…. e, per qualche giorno pure le ragazze.
…. male non fa così si documentano, visto che non lo hanno fatto prima…sui rischi di rapporti non protetti (meglio tardi che mai…)
L’ignoranza, incredibile…è ancora sovrana :((
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Boh, le ragazze non so se le sbatterei in carcere… probabilmente la merda che stanno passando in questi giorni è già una buona punizione.
Però un bel corso di ri-educazione sessuale, quello sì.
Anche forzata.
In faccia a tutti quelli che si preoccupano di gender, “gioco del rispetto” e simili.
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Non c’è verso di farlo capire. La mia figliastra mi chiede la ricetta per la pillola. Le dico: solo se lui fa esami virologici e te li porta. Lei si vergogna a chiederglieli. Le dico: portalo a donare il sangue, io facevo così. Lo convinci, lo fai iscrivere, prima vedono se è sano, e siamo tutti sereni. Niente. Lei dice che scopa solo con lei e quindi è sano. Il passato non la sfiora. E se siamo così con uno con cui stai da anni, temo sia difficile chiedere un condom a uno che ti fai una sera. Poi non so, senza conoscere uno a me farebbe schifo.
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Quella di donare il sangue è un’ottima soluzione (con un’esternalità positiva niente male, peraltro).
Non so se parlerei di “schifo”: semplicemente, mi verrebbe naturale usarlo. Al punto che senza eviterei…
Certo è che questa questione dell’imbarazzo e della vergogna nell’affrontare il tema sessuale è una “cappa” davvero difficile da rompere.
Il che mi convince, sempre più della necessità di una seria e serena educazione a riguardo.
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