primevolte; pensierini. edp.
Che poi c’è questa cosa della prima volta che a me, dopo la seconda media, ha cominciato a puzzar di fregatura. La prima volta come una linea invisibile, una roba che prima ci cammini a destra e poi ti prendi il diritto di saltarla, di camminarci di là. E allora sei diventato grande.
Come quando da un giorno all’altro ci puoi andare anche tu a prender la particola, e ti senti più di ieri, e cammini impettito, anche se a pensarci bene, non è davvero successo niente di che – dì la verità, fratello adp, che tutto ti saresti aspettato da me, tranne questo-. Teatro, cose di facciata, che servono a noi per definirci, per sentirci e farci sentire. Ci ho messo un po’, lo ammetto, a ripescar la prima volta che ho fatto sesso –che sia tristezza o che sia vecchiezza?– e poi ho capito il motivo; sarà perchè a me, le cose piene di aspettative, han sempre dato fastidio, e ho sempre avuto quell’impeto di spaccarle, di distruggere. Oppure di dimenticarle. –Poi quella roba lì ha fatto anche schifo forte, ecco-.
Il primo bacio, la prima volta e quelle prime cose lì a me son sempre parse medaglie, traguardi buoni solo per saltare dentro un insieme. Poi io me le scordo e il tempo si porta via tutta la magia che doveva starci dentro. Però forse io non faccio testo perchè non so le date, non conto gli anni e adesso che non ho feisbuc, mi prendo il diritto pure di dimenticare i compleanni, tanto gli auguri con il promemoria son capaci tutti di farli, e la dimenticanza diventa per me una forma di ribellione.
O forse la mia memoria è come un vaso e mano a mano che lo riempi, poi una parte dell’acqua che c’era dentro, esce.
La prima volta che ho visto l’uomo che avrei sposato la so, ho amato quegli occhi così tanto che avrei – e ho- lasciato tutto e tutti, tante cose non le sapevo ma cosa importa. La prima volta che ho fatto un test d’intelligenza e lui di anni sei con sospetto ritardo che mi vede sistemar le cose e dice “non ti preoccupare, prenditi tutto il tempo che ti serve” dovevo imparare il test e invece ho imparato che i pazienti, sempre ma sempre, ne sanno più di quello che ci sembra, anche se hanno un ritardo. E ho imparato che siamo noi a imparare da loro. E che i pazienti son pazienti, non sono stupidi. La prima volta di che cosa, allora? Filippo si chiamava, sarà maggiorenne ormai, il suo nome mi è venuto in mente solo ora che ci penso. Quante ne escono fuori a scavare con calma. La prima volta che ho contenuto fisicamente una crisi di agitazione – poche ore fa– e sentirmi le braccia come se avessi vogato una giornata intera. La prima raffica di mitra, una paralisi e la sensazione che mai un’altra raffica mi avrebbe resa così inerte, e poi altre mille raffiche, allerta, elicotteri e quella che poi diventa la quotidianità di una guerra. Il primo volo delle Nazioni Unite –roba che neanche ryanair e io non chiedo tanto, ma questi si fan pagare come business class-e la sensazione mai svanita che quella fosse tutta fuffa, buona solo a far sentire meglio quelli che ci stanno dentro.
Poi ci sono tante prime volte che mi mancano; mai dire mai, per carità, ma c’è da scommettere che ormai ho perso il treno. Non ho mai visto un film porno. Mai tirato la cocaina. Mai amato una donna, fatto del male a un animale. Ai cristiani sì invece, spesso deliberatamente, ma di quello non vale la pena pensare alle prime volte, ma a tutte le altre. Al gusto di affinare la tecnica.
Oltre all’efficace immagine del vaso pieno d’acqua, ce ne sono altre due che mi piacciono particolarmente: le aspettative troppo “pensanti” rispetto a queste righe da saltare, che poi cambiano poco o niente; e gli auguri con promemoria.
Riguardo la prima, mi pare parecchio interessante come abbiamo codificato alcuni momenti ricchi di valore (o supposti tale: la particola, la “prima volta”…) che poi magari per molti si rivelano insignificanti nel costruire la propria persona. Mi sembra un bel caso di “scontro” fra le categorie della società e quelle del singolo.
E mi sembra un bell’esempio dei motivi per cui un dovrebbe tenere un diario.
Gli auguri a promemoria, poi, oltre ad essere un’immagine bellissima, mi pare dicano parecchio anche sul poco valore che ormai diamo alla memoria: tutto ci è ricordato da altro (quanti, io incluso, appena pochi giorni fa avrebbero ricordato Pasolini se non fosse appartso in tv?).
Sospetto che pure la canonica “prima volta” molti non se la ricorderebbero neppure, se non esistesse un cliché ad imprimerla come nella pietr.
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È che non voglio far filosofia-che la detesto- però sta cosa della prima volta è tanto una fuffa, perché pensiamoci, mi vien da dire che sempre si impara di più la seconda, la terza e la quarta volta. Tranne quando la prima volta è unica, e allora non è più una prima volta ma una volta e basta. Ok mi spengo. Ma una cosa ve la chiedo: adp, raccontami da dove ti vien questo temino.
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@mirtillo7578, ce l’ha con te!
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sorella, adesso ti stupirò con la pensata profonda che ho fatto per partorire questo tema: ero in bici, in giro per il centro di milano, posso anche dire dove, vicino alla fondazione umanitaria. sono passato di fronte a un muro scritto, quello che vedi nella fotina nella colonna qui a fianco a destra, e ho detto: faccio una foto e la mando a 4psa (con cui c’è attiva una rete di scambi di scritte sui muri). apro uozzap per spedirla e vedo il messaggio di red: “ragazzi, sabato finisce il mondiale di rugby (“e vincono gli all blacks”, penso), pensiamo al prossimo tema”. al che io, dopo una profonda riflessione con me stesso sul senso del prossimo tema – durata circa un dodicesimo di secondo – dico: “ah beh, sai che c’è? c’è che la mando a loro come tema, tanto è una cazzata”. spedisco la foto e aggiungo “e ognuno nella prima volta ci veda quel che vuole”.
oh, ma ti pare che redpoz non risponda dopo due secondi netti una cosa tipo “sei un genio” (“per così poco?”, rispondo) e max approvi di rimando con uguale afflato?
ecco, e questa è la prima volta in cui ho raccontato con quale profondità di pensiero nascano i temi settimanali sui discutibili.
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Hai pensato che avrebbero vinto gli All Blacks?? Ti esecro!
(comunque non puoi scaricare su noi altri le tue responsabilità per la scelta del tema, no no….)
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perché, tu no?!?
(ok, vada per il concorso di colpa)
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Io ho tifato fino all’ultimo i Wallabies…
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Gli auguri con promemoria, trovo che siano una cagata così grande che a volte mi imbarazza. Io qualche promemoria l’ho messo sull’aifon ma ho un’impostazione che mi fa suonare gli eventi due giorni prima e puntualmente faccio delle figure orrende. La giusta punizione.
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adesso invece il commento serio, ché quel che hai scritto è bellino forte. a cominciar dalla particola, che non ho mica ben capito a quando si riferisce (ma ricorderai: io ho un passato, ancorché remoto, fortemente intriso di cattolicesimo, che uno non direbbe mai. o forse sì).
posto che concordo sul fatto che sian poi la seconda, e la terza, e così via, quel che segnano, vorrei poi solo aggiungere che le prime volte, pensavo l’altro giorno, non mi spaventano in ogni caso quanto le ultime, ché a quelle non ho ancora mica fatto l’abitudine (e preferisco volentieri glissarle, spesso).
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Mi accodo di nuovo alla discussione: in tedesco c’è un detto che recita “Einmal ist keinmal” (“una volta è nessuna”).
Poi c’è quel bel passaggio, credo di Coelho (forse da “L’Alchimista”) sul fatto che se una cosa accade una sola volta non c’è garanzia che si ripeta, ma se già accade una seconda volta…
Ecco, tutto questo per ribadire come la “prima volta” sia un concetto sopravvalutato.
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eppure son convinto che i nostri autori e commentatori, nonostante la sovrastima del valore, ci sapranno stupire.
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Io comunque vi amo.
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Tuo marito non sta tracciando questa conversazione, vero? ;-P
In caso di risposta negativa, anche noi ricambiamo tutto il tuo amore!
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Ahaha se mio marito traccia, attenzione che vi arriva un pacco con dentro edp tipo in una cestina.
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io questa cosa delle prime volte non la riesco proprio a fare mia.
a parte che a me le cose accadono due volte una fuori e una dentro e io ho sempre contato soltanto quelle dentro.
poi ci deve essere stato un periodo della mia vita in cui ho fatto tutto e poi me ne sono dimenticato, perché ora mi sembra tutto un rievocare, un rivivere.
possiamo dire di essere l’insieme delle nostre prime volte? quelle riuscite, quelle fallite, quelle programmate e quelle dimenticate.
le viviamo e spostiamo la biglia da un mucchio all’altro.
strano, è la prima volta che ci penso, credo..
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