I sei sensi e gli strani scherzi della cultura

Alcuni mesi fa, all’interno dei nostri “temi non-settimanali”, lanciammo come discutibili la discussione su “i sei sensi” e in quell’occasone scrissi un post nel quale lamentavo l’impossibilità di descrivere, se non in maniera molto approssimativa, alcuni odori, per quanto unici e peculiari.

In quel post, per provare a descrivere malamente il profumo del cardamomo, ho usato la senguente vaga perifrasi: “Un profumo speziato, intenso, un mix di zafferano, pepe, menta….
Qualcuno dice eucalipto. Un profumo che richiama quello della lavanda.
Ma non è né lavanda, né eucalipto, né zafferano, pepe o menta. E’ assieme tutte queste cose e nessuna di esse.

Vorrei potervi dire che oggi, invece, sono arrivato ad un’elaborata descrizione-definizione del magico aroma di quella spezia.
Invece no.
Piuttosto, mi son trovato a leggere un magnifico testo di Guy Deutscher (del quale parlerò nel dettaglio appena terminato) che parla dei colori e dell’abissale differenza che esiste fra diverse culture nella capacità di definirli.
Badate: non nella percezione, ma proprio nella definizione.

Leggendo queste pagine di Deutscher, ho realizzato che in fondo questo è esattamente quanto ci accade (direi, generalizzando, a noi occidentali) con tanti altri sensi.

Fra essi, l’olfatto.

Non so, sinceramente, dire se altre culture hanno sviluppato una terminologia e un insieme concettuale più raffinato del nostro per descrivere aromi, gusti od altre percezioni sensoriali.
In verità, la cosa non mi stupirebbe.

Quel che mi colpisce enormemente, è l’influenza determinante che la cultura ha nel formare la nostra stessa percezione del mondo.
Non solo la cultura determina “cosa” percepiamo (o, meglio, come comunichiamo le nostre percezioni) -ad esempio nell’usare una vaga perifrasi per un profumo o nell’impossibilità di comunicare con due termini distinti “nero” e “blu” (si, accade)- ma altresì nel determinare quali sensi assumano un ruolo preponderante.

In un certo senso, lo sviluppo culturale affina i nostri sensi, rendendoli più pronti a percepire le sfumature negli imput che ci pervengono e nel trasmetterle ad altri.
E, così facendo, attribuisce indirettamente ai sensi più raffinati un’importanza maggiore nelle nostre forme di scambio culturale: come ricordavo altrove, infatti, per tutti noi è più semplice ricordare o comunicare attraverso i colori e le loro sfumature… perché è il senso più culturalmente affinato che abbiamo! Mentre se dovessimo presentare, chessò, una vacanza attraverso descrizione di gusti od odori, difficilmente potremmo rendere con esattezza le medesime percezioni.

Pazzesco, no?
Probabilmente, se qualche passo della storia fosse andato diversamente, oggi descriveremo tutte le nostre percezioni ed esperienze mediante il riferimento ad un complesso ed articolato set di gusti…