16 marzo

Devo ringraziare di cuore di un bravo blogger per avermi introdotto alla figura di Thomas Sankara, militare, rivoluzionario e politico burkinabé che non conoscevo.
Non fosse stato per lui, mesi fa non mi sarei soffermato su quel libro che oggi torna con tanta importanza. Ma del libro e del rivoluzionario parlerò in altra sede.

Oggi voglio parlare di un tratto partitolare di Sankara: il femminismo (scrive esattamente così la versione inglese della sua pagina wikipedia).
Ne voglio parlare oggi, quando l’8 marzo è passato, ma ancora abbastanza vicino da tener vive e presenti le consuete polemiche e celebrazioni che lo caratterizzano.

Diceva Sankara nel suo discorso “La liberazione della donna: un’esigenza del futuro” a Ouagadougo per l’8 marzo 1987:

La prima timidezza che assale l’uomo coincide con il momento in cui diviene cosciente che sta guardando una donna. […]
[Compagne] Eppure è da voi che dipendono la verità e l’avvenire della nostra rivoluzione: questioni vitali, questioni essenziali perché nel nostro paese non si potrà fare nulla di completo, nulla di decisivo, nulla di duraturo finché questa parte importante di noi stessi sarà mantenuta in questo assoggettamento imposto per secoli dai diversi sistemi di sfruttamento. […]
Questo essere umano, vasto e complesso conglomerato di dolori e gioie, di solitudine nell’abbandono e tuttavia culla creatrice dell’immensa umanità, quest’essere di sofferenza, frustrazione e umiliazione, eppure fonte inesauribile di felicità per ciascuno di noi; luogo incomparabile di ogni affetto, sprone per atti di coraggio più inauditi; questo essere definito debole ma incredibile fonte di ispirazione delle vie che portano all’onore; questo essere, verità carnale e certezza spirituale, questo essere, donne, siete voi! […]
Si tratta dunque di restituire all’uomo la sua vera immagine facendo trionfare il regno della libertà al di là delle differenze naturali, liquidando tutti i sistemi ipocriti che consolidano il cinico sfruttamento della donna. […]
La condizione della donna è quindi il nodo di tutta la questione umana, qui, là, ovunque […]
La coscienza di sé che la donna acquisisce non è definita solo dal suo genere. Riflette una situazione che dipende dalla struttura economica della società, struttura che traduce il degrado dell’evoluzione tecnica e dei rapporti fra le classi a cui è giunta l’umanità […]
Di fatto, attraverso i secoli e ovunque trionfasse il patriarcato, c’e stato un parallelismo stretto fra lo sfruttamento delle classi e il dominio sulle donne. […]
Ecco come le qualità tipiche della donna sono falsate a suo svantaggio, e tutte le caratteristiche morali e delicate della sua natura diventano altrettanti modi per asservirla. La sua tenerezza, l’amore per la famiglia, la meticolosità che le donne pongono nella propria opera sono utilizzate contro di loro. […]
Nella società capitalista la donna, già moralmente e socialmente perseguitata, è anche dominata sul piano economico. Mantenuta dall’uomo quando non lavora, lo è ugualmente anche quando si ammazza di lavoro. […]
Tuttavia, questa solidarietà nello sfruttamento sociale di cui uomini e donne sono vittime e che lega la sorte dell’uno e dell’altra alla Storia, non deve far perdere di vista la specificità della condizione femminile. […]
Occorre ammettere che l’asimmetria fra i generi è quello che caratterizza la società umana, e che questa asimmetria definisce rapporti di sovranità che non ci autorizzano a vedere immediatamente nella donna, anche all’interno della produzione economica, una semplice lavoratrice. […]
Per oppresso che sia, un uomo trova sempre un essere da opprimere: sua moglie. […]poverty-and-women
L’universo maschile, in una società di sfruttamento, ha bisogno di donne prostitute; quelle che vengono sporcate e sacrificate dopo l’uso sull’altare della prosperità di un sistema di menzogne e rapine, non sono che capri espiatori. […]
Ma chi va dalla prostituta? Prima di tutto dei mariti che votano alla castità le loro spose per scaricare sulla prostituta la propria turpitudine e i propri desideri di stupro. Questo permette loro di accordare un apparente rispetto alle loro mogli rivelando la loro vera natura nel ventre della ragazza detta di piacere. Così, sul piano morale, la prostituzione diventa simmetrica rispetto al matrimonio. Ci si fa l’abitudine, sembra, nei riti e nelle tradizioni, nelle religioni e nella morale. È quel che i Padri della chiesa esprimevano dicendo: “Le fogne sono necessarie alla salubrità dei palazzi”.
La sola differenza che la moglie legittima, pur oppressa, in quanto sposa beneficia almeno del sigillo di onorabilità che conferisce il matrimonio. Quanto alla prostituta, non resta che l’apprezzamento mercantile del suo corpo, un apprezzamento che fluttua sulla base del valore delle borse fallocratiche. […] Tendendo una mano di soccorso alla prostituta, salviamo le nostre madri, le nostre sorelle e le nostre mogli da questa piaga sociale. Salviamo noi stessi. Salviamo il mondo. […]
Se per la società quando nasce un maschietto è un “dono di Dio”, la nascita di una bambina è accolta, se non proprio come una fatalità, come un regalo che servirà a produrre alimenti e a riprodurre il genere umano.
Si insegnerà all’ometto a volere ed ottenere, a dire e a essere servito, a desiderare e a prendere, a decidere senza appello. Alla futura donna, la società coralmente infligge e inculca regole senza via d’uscita. Corsetti psichici chiamati virtù creano nella bambina uno spirito di alienazione personale, sviluppano in questa creatura la necessità di protezione e la predisposizione alle alleanze tutelari e ai contratti matrimoniali. Che mostruosa frode mentale! […]
Mentre il giovane uomo troverà sulla propria strada occasioni di crescita e di responsabilizzazione, la camicia di forza sociale chiuderà sempre di più la ragazza, a ogni tappa della sua vita. Per essere nata femmina essa pagherà un tributo pesante, per tutta la vita, finche il peso della fatica e gli effetti dell’oblio di sé – fisico e mentale – non la condurranno al giorno del riposo eterno. Fattore di produzione a fianco di sua madre – a partire da allora, più la sua padrona che sua madre – essa non rimarrà mai seduta senza fare nulla, non sarà mai lasciata con i suoi giochi e giocattoli, come suo fratello […]
Come vive la donna questa curiosa doppia identità: quella di essere il nodo vitale che salda tutti i membri della famiglia, che garantisce con la sua presenza e la sua attenzione l’unità fondamentale, e quella di essere marginalizzata, ignorata? Una condizione ibrida, con un ostracismo imposto pari solo allo stoicismo della donna. Per vivere in armonia con la società degli uomini, per conformarsi al diktat degli uomini, la donna si chiuderà in una atarassia avvilente, negativa, tramite il dono di se stessa.
Donna fonte di vita ma donna oggetto. Madre ma servile domestica. Donna nutrice ma donna alibi. Lavoratrice nei campi e in casa, e tuttavia figura senza voto e senza voce. Donna cerniera, donna convergenza, ma donna in catene, donna ombra all’ombra del maschio. […]
Troppo occupata per badare ai propri bambini con l’attenzione sufficiente, troppo spossata per pensare a se stessa, la donna continuerà a sgobbare: ruota di fortuna, ruota di frizione, ruota motrice, ruota di scorta, grande ruota. […]
Donna fiore all’occhiello, donna alibi politico per il governo, donna sirena clientelista alle elezioni, donna robot in cucina, donna frustrata dalla rassegnazione e dalle inibizioni imposte malgrado il suo spirito aperto! […]
L’istruzione e l’emancipazione economica, se non sono ben comprese e utilmente orientate, possono essere fonte di disgrazia per la donna, e dunque per la società. […]
L’obiettivo finale di questa grandiosa impresa è costruire una società libera e prospera in cui la donna sia pari all’uomo in tutti i campi. Non ci può essere un modo più chiaro di concepire e di enunciare la questione della donna e la lotta per l’emancipazione che ci attende. […]
La liberazione della donna a una necessità del futuro, ed il futuro, compagne, è ovunque portatore di rivoluzioni. Se perdiamo la lotta per la liberazione della donna, avremo perso il diritto di sperare in una trasformazione positiva superiore della nostra società. La nostra rivoluzione non avrà dunque più senso. Ed è a questa nobile lotta che siamo tutti invitati, uomini e donne. […]
Le donne hanno bisogno degli uomini per vincere. E gli uomini hanno bisogno delle vittorie delle donne per vincere. Perché, compagne donne, accanto a ogni uomo c’e sempre una donna. La mano della donna che ha cullato l’uomo bambino, questa stessa mano cullerà tutto il mondo.
Le nostre madri ci danno la vita. Le nostre compagne mettono al mondo i nostri bambini, li nutrono, li fanno crescere e ne fanno delle persone responsabili. Le donne assicurano la perpetuazione dei popoli; le donne assicurano il futuro dell’umanità; le donne assicurano la prosecuzione del nostro operato; le donne permettono la grandezza di ogni uomo.
Madri, sorelle, compagne, non c’e nessun uomo che sia grande se non ha nessuna donna al suo fianco. Ogni uomo grande, ogni uomo forte, attinge le sue energie da una donna; la fonte inesauribile della virilità è la femminilità. La fonte inesauribile, la chiave delle vittorie sono sempre nelle mani delle donne. È vicino alla donna, sorella o compagna, che ciascuno ritrova onore e dignità.
È sempre da una donna che ciascuno di noi ritorna per cercare e ricercare consolazione, coraggio, ispirazione, per poi ripartire verso la lotta, per ricevere il consiglio che modererà la sua temerarietà, irresponsabile e presuntuosa. E sempre presso una donna che ritorniamo uomini, e ogni uomo è un bambino per ogni donna. Chi non ama la donna, chi non rispetta la donna, chi non la onora, ha disprezzato sua madre. Quindi, chi disprezza la donna disprezza e distrugge il punto focale da cui è scaturito, cioè si suicida da sé, perché pensa di non aver ragione di esistere, per essere uscito dal ventre generoso di una donna.
Compagni, guai a chi disprezza le donne! A tutti gli uomini qui e altrove, di ogni condizione e1991615 origine, a tutti gli uomini che disprezzano la donna, che ignorano e dimenticano cos’e la donna io dico: “Avete colpito una torre, sarete schiacciati”.
Compagni, nessuna rivoluzione, a cominciare dalla nostra, sarà vittoriosa finché le donne non saranno liberate. La nostra lotta, la nostra rivoluzione rimarrà incompiuta finché non comprenderemo la loro liberazione come quella degli uomini. […]
Compagne, non c’è rivoluzione sociale vera se non quando la donna è liberata. Che i miei occhi non vedano una società, che i miei passi non mi trasportino in una società dove la metà della popolazione è tenuta nel silenzio. Sento il frastuono di questo silenzio delle donne, sento il rumore della loro burrasca, sento la furia della loro rivolta. Aspetto e spero nell’irruzione feconda della rivoluzione in cui le donne porteranno la forza e la rigorosa giustezza del loro animo oppresso.

Discorso di Thomas Sankara in occasione
della Giornata internazionale della donna,
Ouagadougou l’8 marzo 1987

Ecco cosa intendo quando dico che son femminista. Ed ecco cosa intendo quando dico che è una questione maschile. Perché la donna per l’uomo passa inevitabilmente attraverso la lotta per le donne.
Alcune citazioni di Sankara sulle donne (in inglese) e qui un estratto dell’attività del governo rivoluzionario in favore delle donne: “There have been few revolutionary leaders who have placed such emphasis on women’s liberation as Sankara. He saw the emancipation of women as vital to breaking the hold of the feudal system on the country. This included recruiting women into all professions, including the military and the government. It entailed ending the pressure on women tProblems-feminism-24366755-381-269o marry. And it meant involving women centrally in the grassroots revolutionary mobilisation. “We do not talk of women’s emancipation as an act of charity or out of a surge of human compassion. It is a basic necessity for the revolution to triumph.” He saw the struggle of Burkina Faso’s women as “part of the worldwide struggle of all women“.