Pillole di giustizia: io patteggio
Did you miss me?
Ieri sera ho seguito con vivissimo interesse la puntata di “Report” della -generalmente- ottima Milena Gabanelli. Stavolta si parlava del cosiddetto “sistema Veneto” di corruzione, appalti e grandissime opere inutili che deturpano il territorio regionale (oltre che le casse pubbliche) e arricchiscono pochi, soliti, noti.
Le considerazioni che vorrei fare sulla puntata sono molte, temo troppe per un post. Quindi mi limiterò ad alcuni tratti salienti, in positivo ed in negativo.
O forse sono tutti, in diverso modo, negativi.
Corruzione
Il pomeriggio ho seguito un episodio del reportage culinario-di viaggi di Anthony Bourdain “Cucine segrete” sul Messico, paese letteralmente devastato dal narcotraffico e dalla “guerra alla droga”.
Una cosa mi ha colpito (e l’abbiamo conseguentemente twittata): la corruzione è il primo e fonte di tutti i mali.
Perché la corruzione crea un sistema nel quale, come dice Report, controllori e controllati fondono assieme i propri interessi e non è possibile dipanare il sistema e riportare la legalità.
Quando questi interessi sono tanto intricati fra loro, combattere l’illegalità (sia quella della droga o quella degli appalti), diviene praticamente impossibile.
Ora, scusate l’autocitazione, anni fa scrissi un post intitolato “cercando la zona grigia“, nel quale sostenevo che la “legalità delle piccole cose” “permetta di scoprire zone di illegalità sempre maggiori. Altrimenti detto, ogni “luce” di legalità che si proietta su una “zona grigia” d’ombra di criminalità ne illumina spazi molto maggiori di quanto non sia il fascio luminoso in sé. Un cono luminoso che si irradia“.
Questo è esattamente il problema della corruzione: basterebbe scoprire un solo tassello per cominciare a risalire, ad illuminare passo dopo passo, l’illegalità diffusa.
Ma, più la corruzione si estende, più si estendono le “zone oscure” di criminalità.
Patteggiamento
Milena Gabanelli si è poi spesa in un’argomentazione “contro” il patteggiamento (applicazione della pena su richiesta delle parti ai sensi degli artt. 444 e 445 del codice di procedura penale), sostenendo che in Italia al patteggiamento non conseguisse “nessuna ammissione di responsabilità, neanche civile, né le pene accessorie” (l’interdizione dai pubblici uffici, ad esempio).
A questa affermazione, da giurista, sono trasalito.
Perché è brutalmente errata.
E, lasciatemelo dire, è un vero peccato che quelli di Report non abbiano speso un secondo per rispondere alle puntuali obbiezioni che gli abbiamo sollevato a suon di tweets.
Secondo me, sinceramente, queste affermazioni sono cattiva informazione.
Spiego perché: in Italia esistono sostanzialmente due differenti modelli di “patteggiamento” negli artt. 444 e 445 cpp.
– Essi si distinguono per la pena massima applicabile: 5 anni nel primo caso (art. 444) e 2 anni nel secondo (art. 445) e la differenza non è di poco conto. Solo al secondo (pena massima in concreto di due anni) non si applicano le pene accessorie. E questo è il primo, grande errore di Report.
– Il secondo consiste nell’affermare che al patteggiamento non consegue responsabilità civile: ciò non è vero. Semplicemente, il patteggiamento impedisce al giudice di decidere sull’eventuale richiesta della parte civile (eventuale!) non ha valore di giudicato nel giudizio civile. Di conseguenza, chiunque abbia subito un danno dal reato potrà instaurare un processo civile per vedersi risarciti i danni e in questo processo il patteggiamento non potrà valere come prova (né di colpevolezza, né di proscioglimento: art. 445 co. 1° bis: “non ha efficacia nei giudizi civili o amministrativi“).
– Terzo ed ultimo errore di Report è affermare che il patteggiamento non costituisce un’ammissione di responsabilità. Questo non è corretto, perché il comma 1° bis statuisce espressamente che “ la sentenza è equiparata a una pronuncia di condanna“. Tant’è che nei giudizi disciplinari (ad esempio, per gli avvocati, vale come condanna).
Ma, soprattutto, ai sensi dell’art. 129 cpp il giudice (anche colui il quale riceva una richiesta di patteggiamento) è tenuto a prosciogliere in alcune ipotesi ove risulti che l’innocenza dell’imputato (o che il procedimento non doveva essere iniziato). Di conseguenza, nel patteggiamento non manca radicalemente qualsiasi accertamento/ammissione di reponsabilità. Semplicemente, come ben scrive il prof. Tonini, l’imputato rinuncia a quella garanzia di difesa data dallo standard probatorio del “ragionevole dubbio” (art. 530 2° comma cpp).
Questo pensato, twittato e spiegato, mi son posto un’ulteriore questione.
Perché?
Perché un programma attento ed informato come Report ha commesso degli errori simili? Degli errori decisamente fuorvianti, e -sebbene tecnici- che potevano almeno in parte essere evitati con un minimo di dilegenza (aprire il codice di procedura penale).
La risposta che mi son dato è, semplicemente, che il livello di complessità rende impossibile o inutile parlarne compiutamente. Intanto, nessuno spettatore si sarebbe fermato ad ascoltare un 60 secondi di precisazione sugli artt. 444 e 445 cpp (così come nessuno avrà letto queste righe): molto più semplice ed efficace, dunque, limitarsi all’affermazione di cui sopra.
In secondo luogo, c’è bisogno di semplificazione. Bisogno non solo mediatico, ma proprio logico. Un bisogno di comprensione.
Segue allora una seconda domanda: qual’è il livello di semplificazione-imprecisione accettabile in una narrazione?
E’ evidente che al mio esame da avvocato una risposta come quella della Gabanelli non sarebbe stata giudicata sufficiente… Ma per il grande pubblico, a quanto pare, sì.
Certo che, se i presupposti sono questi e se la tendenza è “uno vale uno” per cui tutti possono decidere di tutto…
Sono una perfetta profana in tema di giurisprudenza, e così come me, penso la maggioranza di coloro che si sono trovati a guardare report. Credo che, al di là delle precisazioni da giurista, il senso del discorso fosse questo: questi personaggi del sistema veneto, dopo aver fatto per anni man bassa di tutto il manbassabile, alla fine avranno anche la possibilità di cavarsela con un patteggiamento, che, va bene che è equiparato a una condanna, ma nel mio sentire è solo una opportunità di limitare il danno. Secondo una certa idea di giustizia, che è anche la mia, questi “signori” dovrebbero essere messi al gabbio, confiscati di tutto e interdetti per sempre da qualunque carica.
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Ciao.
Tutto quello che dici è comprensibile e condivisibile.
Ma vi son due piani del discorso: quello dei fatti e delle norme presenti e quello del “dover essere” (i nostri auspici riguardo questi criminali, il “senso del discorso”).
Sul primo, nulla giustifica un serio programma d’informazione a travisare dati relativamente semplici.
Magari si dirà che lo fanno tanti, ma proprio questo ha sempre distinto Report da altri…
Sui nostri auspici: dovremmo intavolare una lunga discussione sul senso del diritto penale.
Il senso, per me è, quello di garantire. Tutti, perché fino a condanna definitiva nessuno è da considerarsi colpevole.
Quindi, nonostante i nostri auspici, non possiamo semplicemente “prendere e rinchiudere” questi signori. Perché domani potrebbe toccare a uno di noi (do you remember Brecht?).
Ciò detto, che vi sia un enorme bisogno di una riforma del diritto penale è assodato (prescrizione, pene alternative….)
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Ennoócazzo, scusa il francesismo ma non mi basta la complessità di una questione per giustificare che non sia spiegato in modo preciso. Tutti i giorni per mestiere io mi trovo a dover spiegare cos’è complessissime ai bambini, ma semplificare non è mentire. Mai. Il problema forse è che non ci sono giuristi che han voglia di farsi capire, parlando con termini che siano alla portata di tutti, o spiegando per benino il tutto quando è necessario. Questa è la rovina dell’Italia, che nessuno spiega più, che tutti fan del populismo facile e che chi se lo beve poi si sente imparato, allora diventiamo tutti giudici, tutti possiamo esprimerci su tutto senza sapere niente.
Mi permetto solo di dire che forse, alla base di questo errore di report, ci stanno le dichiarazioni dei deficienti dei nostri politici che affermano di aver patteggiato dichiarandosi innocenti.
Un’ultima cosa, te l’avevo gia chiesta e non ho fretta, quando sei più libero dalle tue cose mi faresti il favore di scrivere qualcosa sul patteggiamento, come se lo spiegassi ad un bambino di cinque anni. Ancora un po’ più semplice di quanto hai già fatto qui, ci stiamo arrivando, piano piano capisco meglio anche io….
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Me l’avevi chiesto. Grazie di avermelo ricordato: procedo in settimana.
Su questo post: sono d’accordo con te. Ma non vedo altro modo per “giustificare” quelli di Report che gli errori fatti.
Giuristi disposti a spiegare i concetti ce ne sono (rientriamo in quella categoria che parla, parla, parla…). Credo sia fattibile anche in modo facile, a patto di voler prestare un minimo di attenzione. Non so tuttavia quanti ascolterebbero.
Probabilmente, viviamo tutti -come società- una sorta di sindrome d’iperattività e deficit d’attenzione: troppe cose, troppe news, che ci prendono, distraggono ed impediscono di approfondire.
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grazie di averlo detto tu.
(p.s. bentornato, red!)
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Non seguo Report. Da alcuni anni non seguo la tv. Per me la si potrebbe portare in discarica.
A proposito di controlli e controllori molto saprebbe dire una mia carissima amica alla quale la proposta di presentare una tesi sul tema “Chi controlla chi. Chi controlla i controllori nelle, e delle, aziende agricole”. Recitava più o meno così…e aveva raccolto anche diverso materiale.
La prof. non ha gradito, diciamo. L’ha anche motivata eh…girandoci attorno come una trottola…
Ci sono errori che non possono essere giustificati. Hanno fior di giornalisti etc. che sono in grado di leggere e dare la giusta spiegazione di una legge al pubblico. Non mi sembra che tu in questo post sia stato incomprensibile…
Se una cosa non la si sa che si taccia.
Ma spiegarla in modo errato e\o superficiale è imbrogliare; nascondere…confondere.
Penso…
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Non ho seguito Report ieri sera, quindi non mi posso esprimere nello specifico. Ho solo delle informazioni-base di diritto; ho tuttavia sempre associato il patteggiamento a un’ammissione di colpa perché così mi hanno insegnato.
Non penso che Report abbia commesso un vero e proprio errore, bensì che abbia avuto piuttosto un atteggiamento di superficialità. E qui il vero errore, a mio avviso, è la mancanza di rispetto/considerazione del pubblico che segue. Non beviamo tutto quello che ci viene raccontato e il modo in cui viene raccontato. Oggi siamo in grado di verificare se un’informazione è completa o no, corretta o no. Mi spaventa sinceramente che si possa pensare ai telespettatori come a passivi ricettori.
Non mi riferisco alla trasmissione di ieri che, ripeto, non ho visto ma credo che in generale l’obiettivo sia quello di suscitare reazioni di pancia, che non conducono a nulla di costruttivo … la politica ultimamente insegna.
L’indignazione ci sta tutta, ma ha un senso e una sua possibile concretizzazione all’interno di norme esistenti e di istituzioni in cui continuo ostinatamente a credere. Solo in questo modo, credo, si possono davvero migliorare.
Grazie per questo post.
Primula
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