[scrive per noi] – swannmatassa – la verità esiste
Il relativismo è un concetto abusato. È talmente comodo dire che “tutto è relativo”, che tutti esprimono opinioni – no, peggio, giudizi – e pensano che abbiano diritto ad assurgere al rango di verità. La mia verità, la tua verità. La verità è relativa. Ma non è proprio così.
Confondiamo l’inconoscibilità con l’inesistenza e la conoscenza con la realtà. In altre parole, è un problema di spostamento di piano, da quello ontologico a quello gnoseologico. Essere e conoscere non sono la stessa cosa, ma, da inguaribili arroganti deliranti quali siamo, continuiamo da secoli a pensare che quello che non possiamo conoscere non esiste o esiste solo in quanto emanazione di noi stessi, e quindi è diverso per ciascun individuo. “L’uomo è misura di tutte le cose”, diceva Protagora.
Del resto, dio l’abbiamo inventato per questo: dove inconoscibilità e inesistenza non ci convengono più (la morte), ci facciamo venire in soccorso un essere trascendente, che ci mantenga vivi. Lui sì che è depositario della verità; peccato solo che la sua parola debba poi essere soggetta ad interpretazione, sicché siamo al punto di partenza. Ma, fra chi non è così di bocca buona da accontentarsi della religione, c’è sempre chi, con la superficialità tipica dell’ignoranza, si fa scudo di conoscenze scientifiche, attribuendo loro significati che non hanno, come i nazisti con l’evoluzionismo. Ecco che allora la relatività della verità diventa un fatto acquisito (una verità?) grazie a Heisenberg e al principio di indeterminazione: un sistema non può essere osservato senza che l’osservazione stessa ne comprometta la natura, per cui la sua essenza è inconoscibile. Il corollario “da senso comune” del principio di indeterminazione (l’inconoscibilità della verità) deriva dalla confusione del concetto di probabilità, che è una misura di possibilità, quindi per definizione associato ad assenza di conoscenza, e che, pertanto, quando è uguale a 1 perde significato. Ancora una volta, confondiamo noi stessi col mondo e gli strumenti che abbiamo dato alla nostra mente per conoscerlo con le strutture dell’esistente. Oppure il gatto di Schroedinger è davvero vivo e morto contemporaneamente… A quel punto, è ben più probabile che esista davvero una “funzione d’onda universale”, per cui esistano universi paralleli in cui si realizzino realtà diverse, delle quali, però, una sola è vera in ciascun universo.
I profeti del relativismo dovrebbero dunque smettere di vivere secondo le regole della fisica classica, visto che la fisica quantistica descrive così profondamente la realtà. Mi piacerebbe vedere questo principio applicato ai rapporti fra gli esseri viventi, e vederli entangled gli uni agli altri, dopo essersi incontrati ed aver condiviso una funzione d’onda. In attesa di ciò, propongo di porre fine all’epoca del relativismo. Penso che sia tempo di chiamare le cose, univocamente, col loro nome e, se non ne hanno ancora uno, di assegnarglielo. Propongo di dire che la democrazia non è neanche la dittatura della maggioranza, ma il modo che hanno le minoranze potenti di dare l’illusione alla maggioranza di poter dominare (e che le minoranze deboli si fottano comunque). Propongo di dire che non esiste Dio e che quindi non esiste un popolo eletto da Dio. Penso sia l’ora di chiamare le guerre col loro nome, che è orrore; di chiamare la violenza col suo nome, che è infamia; di chiamare l’odio col suo nome, che è odio. Penso che se qualcuno dice che la biologia ci condanna a preferire i nostri geni a quelli degli altri, dobbiamo rispondere che il codice genetico è lo stesso per tutti gli esseri viventi, che la nostra vera condanna è essere uno, condividere lo stesso destino, morire la stessa morte.
La “mia verità” è questa: ci è dato solo di scegliere se morire da vivi o morire da morti, se vivere insieme o vivere soli. Perché la morte non si chiede se è vera oppure no. Sono sicuro che ve lo direbbe anche Schroedinger, se potesse essere vivo oggi, mentre è morto.
Dove ho studiato io costringevano gli umanisti a studiare matematica e gli scienziati a studiare storia, e tutti a studiare un po’ di filosofia. La statistica associata alla grammatica del greco era un po’ come la panna montata sulle vongole, ma mi vien voglia di dire che boh, mi han costretto tra le altre cose a leggere gente come Tarski, in quel posto lì, e penso potrebbe interessare anche a te, nel senso che quando voi scienziati parlate di relativismo vs. relatività, senza offesa, mi sembra vi manchi un pezzettino di pensiero filosofico che poi magari si può buttare nel cesso, però andrebbe prima letto, mi sa. Nel senso che i motivi per una critica del concetto di verità non dipende esclusivamente dalla questione del relativismo, e non si riduce al relativismo…
Bel post, però. La parte su democrazia, Dio e guerra mi piace assai.
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mi sembra che – almeno concettualmente – nel posto “dove hai studiato tu” abbiano realizzato una gran cosa, che personalmente credo dovrebbe stare alla base dello studio di qualunque disciplina. io sono sicuro che mi manchi ben più di un pizzico di pensiero filosofico, eppure resta il punto, sul quale volevo battere, del qualunquismo, della facilità delle scappatoie della serie “tutto è relativo”, che non riguardano né lo scienziato né il letterato, ma la grande massa di persone, e che assume tanto maggiore gravità quando lo si vuole supportare con la “scienza della domenica” o con interpretazioni assolutistiche e/o filosofiche di complesse teorie scientifiche (come l’evoluzionismo nel caso del nazismo).
insomma, vorrei che si smettesse di dire “eh dipende”, di giustificare l’ingiustificabile, di accettare l’inaccettabile, vorrei insomma che sia avesse un po’ più il coraggio della verità.
detto questo, non mi dispiacerebbe se integrassi le lacune del mio discorso sul relativismo, per vedere se davvero non si può raggiungere alcun accordo sul concetto di verità!
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sì, all’interno di una dimensione storica o scientifica, il tuo discorso è profondamente giusto.
da un punto di vista filosofico, eh, sono letture di dieci-dodici anni fa… sostanzialmente si parte dalla questione della definizione di verità, che intuitivamente può essere detta corrispondenza ai fatti – ma definire i fatti pone poi lo stesso problema, oppure coerenza interna a un sistema, ma allora diventa per definizione relativa a un sistema (ad esempio a un set di assiomi e definizioni, o a regole di derivazione in un linguaggio normale)… oppure arrivare al punto di definire la necessità di un metalinguaggio di riferimento per definire la verità di enunciati (ma cos’è un enunciato? è modello di un fatto? E allora di nuovo cos’è un fatto?) in un linguaggio iniziale di riferimento… ma come vedi annaspo (e siamo al confine fra logica, ontologia e altri settori più tetri ancora)… ti devo ricambiare un po’ di articoli di antropologia che mi mandasti mesi fa, fammi cercare se ho qualche lettura interessante da suggerirti o addirittura da spedirti.
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bene, questi spunti evidenziano quanto siano fallaci quello che chiamiamo “sistemi di riferimento” e fra tutti il più fallace è il linguaggio. anche se mi piace l’idea di lavorare per affinarlo, mi piace ancor più l’idea di imparare a farne a meno (non mi riferisco a me come individuo ma all’umanità intera).
se troverai quel materiale, sarò contento di studiarmelo.
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proponi di dire che non esiste Dio, ma naturalmente non puoi sapere se esiste o no, quindi la tua rimane una scelta, un’opinione, una tua verità, che non puoi dimostrare…
La democrazia è una cosa brutta, bruttissima, come no? Ma non mi sembra che esistano posti in cui la democrazia non c’è nei quali sia auspicabile vivere…
(Naturalmente le mie sono opinioni, non verità…) Saluti e ogni bene
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Il relativismo è un concetto stra-abusato, verissimo.
Complimenti per la bellissima riflessione.
Condivido specialmente questo pensiero: “la nostra vera condanna è essere uno, condividere lo stesso destino, morire la stessa morte.”
Oh sì.
A presto,
G.
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beh grazie. quella frase che citi è un altro paradosso: è una verità biologica che però non guida le nostre azioni e le nostre scelte.
a presto, sì
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Sono a bocca aperta. Proprio oggi dicevo a una persona quanto detesti quello che io definisco “qualunquismo emotivo”, e il mio pensiero era molto legato a questa tua incisiva e condivisibile riflessione. Riconoscere l’eterogeneità della fallace natura umana non significa giustificare ogni cosa, compreso certo schifo, con quel banale e abusato concetto che “è vero tutto e il contrario di tutto”.
Ciao, swann.
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“qualunquismo emotivo” mi piace, lo sposo!
a volte mi rendo conto di essere come un vecchietto, che batte sempre sugli stessi concetti e ripete sempre le stesse cose (cerco almeno di trovare nuovi modi e nuove parole per esprimerli, ma presto finiranno anche quelle). è solo che proprio ne ho piene le tasche.
se solo ogni tanto potessimo prenderci una vacanza da noi stessi, erre, anche solo di 5 minuti, la vita sarebbe un fardello meno pesante, mi sa.
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Io lo sto facendo, swann. E comunque: vi dichiaro marito e moglie… 😛
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ti prendi una vacanza da te stesso? e -dimmi- come si fa?
io temo che sarebbe una strada senza ritorno, tipo vai di là e lasci il corpo di qua, che diventa carne buona solo per ospedali psichiatrici.
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