[Scrive per noi] – Discutibili Mondiali – T0ld0 – IL TERZINO MIGNATTA E L’OLIMPO DEL CALCIO
Terzino mignatta è una locuzione che ho udito per la prima volta pronunciare da mio padre per descrivere il suo ruolo in campo ai tempi in cui giocava, saltuariamente, a pallone. Famoso per la capacità di prendersi a calci le caviglie da solo, il babbo era evidentemente poco tagliato per ruoli di impostazione, finalizzazione o qualunque altra funzione che richiedesse di interagire con la palla con una certa dose di garbo e senza infliggersi imbarazzanti lesioni alle estremità. Veniva quindi assegnato al contenimento asfissiante degli attaccanti avversari, possibilmente da una distanza analoga a quella della sanguisuga, la mignatta appunto, dal proprio pasto.
Il terzino mignatta, ho scoperto in seguito, è un ruolo che appartiene all’olimpo del calcio classico, costellato di figure mitiche che descrivevano con precisione e una certa dose di romanticismo la funzione assegnata ad un giocatore in campo, ammantandola di un’aura di eroismo assolutamente irresistibile. Io purtroppo ho cominciato a seguire il calcio quando questo Walhalla di eroi aveva ormai quasi completamente ceduto il passo nella cronaca sportiva ad una classe impiegatizia di centrocampisti difensivi e seconde punte, ma qualche ruolo classico me lo ricordo, e se di qualcuno nel corso degli anni ho compreso la natura, per altri sono ancora vittima delle suggestioni infantili che non sono riuscito a risolvere in una consapevolezza degna degli anni che porto.
Del terzino mignatta, abbiamo detto.
Il terzino fluidificante sospettavo sulle prime fosse una sorta di chimico pazzo che si faceva largo sulla fascia lanciando secchiate di liquidi altamente corrosivi sugli avversari, che si liquefacevano al suo passaggio. Mi è stato pazientemente spiegato che si tratta del cugino virtuoso del mignatta, in grado di prendersi libertà che quest’ultimo invidia furiosamente quali spingersi in attacco palla al piede arrivando fino a crossare, magari scambiandosi il pallone con i centrocampisti e sorrisi complici con le ragazze sedute nei settori più bassi della tribuna.
Lo stopper, con un minimo di inglese, è facile capire che fa. Ferma. Tutto. Attaccanti, centrocampisti, il traffico, a volte anche la palla. Salta, corre, mena.
Il libero è senz’altro la figura più affascinante della difesa. Per una combinazione di talento tattico, capacità difensive, piedi buoni e indole anarcoide, non viene assegnato alla marcatura a uomo ma sovrintende alle operazioni del reparto arretrato in autonomia, raddoppia dove serve, riagguanta l’attaccante sfuggito all’affetto del terzino mignatta o dello stopper, rilancia l’azione. Scrive anche romanzi di mare secondo me. Tipo Conrad a calcio giocava libero.
A centrocampo troviamo il mediano che, evidentemente, sta in mezzo. Al campo, ma soprattutto alla mischia. Ce l’ha raccontato anche Ligabue quindi non mi sento di spendere ulteriori parole.
Poi c’è l’ala, che gioca larga, un po’ in disparte, corre (vola), ha i piedi buoni ma un carattere forse un po’ difficile, a cena sta in disparte, a volte neanche si presenta, i compagni lo chiamano a casa, la moglie dice che non c’è, al bar nemmeno, alla fine era al ristorante anche lui ma si era fatto apparecchiare in cucina.
La mezzala gioca centrale ma un po’ esterno, ha tecnica ma non disdegna dare due mazzate se serve, gli piacciono le ragazze ma una volta a militare con quel commilitone di Andria…
Il fantasista è stato l’ultimo a scomparire dal vocabolario dei cronisti sportivi. Baggio, Mancini, Del Piero, fino alla fine degli anni ’90 erano ancora definiti tali. Il fantasista è quello che te la fa prendere bene con giochesse, passaggi estrosissimi, partenze palla al piede dalla propria area 18 dribbling e poi gol nell’angolino. Grande tecnica e inventiva, tradizionalmente leggero nel fisico, carattere spesso un po’ difficile: molto timido o incomparabile testa di cazzo.
Il centravanti di manovra è atletico ma anche un po’ intellettuale, laurea in ingegneria e corsa disinvolta, gioca intorno al centravanti di sfondamento e trae vantaggio dal panico che questo semina nella difesa avversaria.
E infine lui, il centravanti di sfondamento: è quello che se Rambo e Terminator avessero un figlio, e questo figlio fosse allenato da Chuck Norris, con summer school da Steven Seagal, al centravanti di sfondamento comunque je spiccerebbe casa. La terra trema al suo approssimarsi, le madri chiudono in casa le proprie figlie e tutti iniziano a pregare.
Altri non me ne ricordo, ma questi li rimpiango tutti come il mondiale del 1982 che mi sono perso per pochi mesi, come gli eroi dell’Iliade che leggevo in riduzioni per bambini.
E per essere giusti col mio babbo, a pallone era negato ma da chirurgo riparava al microscopio vene e arterie larghe un niente. Che non so se avete provato, io no e in effetti nemmeno ci tengo, ma me la immagino come una roba che non è che anche l’ultimo degli stronzi, ecco.
Che bello sei.
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non sono io nella foto eh
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Sul “centravanti di sfondamento” mi immagino un mix fra “Attila” è “Nuvolari” di Dalla… don’t ask why
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Pingback: Di terzini e mignatte | Essere Interi
Già…
Non credo che l’ultimo degli stronzi…
Ecco. Non credo proprio…
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il mì babbo faceva il mediano; e poi credo che parlerebbe col tuo babbo quel linguaggio che io non capisco, che è un pò il linguaggio dei chirurghi, chè forse scrivono tutti e due come un elettroencefalogramma piatto.
io il linguaggio delle ròbe di vene, di tagli, di bisturi, di tagliaecuci, e di organi, non lo capisco. danno un nome alle còse che io non le capisco proprio, che allora è stato più facile quando babbo mi ha insegnato il fuorigioco.
ti sei bravo colle parole.
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A voler essere pignoli manca il portiere, eroe a suo modo oggi come allora. Ma il post è bellissimo così.
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Vero. Ma il portiere si chiama sempre portiere, mentre il post e’ piu’ ispirato dal suono di questi ruoli mitici e scomparsi. Sul portiere si potrebbero scrivere interi trattati a ben vedere.
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io vorrei anche, per dire, una menzione per il raccattapalle. che ora si chiama “ball retriever” o non-mi-ricordo-bene-cosa-“di-servizio”, se non erro.
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Sono uno di quelli che a pallone è negato, ma “da grande” spera di riparare arterie e vene (e non solo) larghe un niente. Per rimanere in metafora calcistica, con me giochi in casa.
Severgnini ha scritto qualcosa di molto simile (evidentemente mentre non era impegnato a dare pareri sulla qualsiasi: si parla dunque di svariati anni fa), di cui mi sento di citare: le compagnie senza un centravanti non si divertono, ma senza un mediano si sfasciano.
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