medicina d’Arabia

Der Spiegel, rinomato settimanale tedesco, pubblica nella propria edizione on-line un’interessante intervista ad un medico tedesco riguardo la sua esperienza lavorativa come “medico d’emergenza” nelle ambulanze della Mezza Luna Rossa in Arabia Saudita.
Vi raccomando caldamente di leggerlo.

Tuttavia, siccome temo che molti dei potenziali lettori di questo blog non siano fluenti con la lingua di Goethe, proverò a tradurre alcuni passaggi dell’intervista: talmente sconcertante da essere imperdibile.
Premessa mia: è un bel pò che non traduco dal tedesco, quindi cercherò soprattutto di renderne il senso. Cui seguirà un mio commento.
Premessa sia mia che di Der Spiegel: alcune informazioni non sono pienamente verificabili.
Per sommi capi:

  1. Drift to death
    Bauer, questo il nome del medico, racconta che il principale (se non l’unico passatempo) per i giovani sauditi è quello di sfrecciare e “driftare” sulla Ring road, l’autostrada che circonda Riyad: nella capitale saudita non vi sono cinema, bar o concerti. E naturalmente non si può uscire con le ragazze.
    Così, l’unico divertimento che resta, sono le auto costose e le corse folli.
    Risultato: sei volte il numero di morti di incidenti d’auto rispetto alla Germania. Secondo l’OMS, si tratta di circa 7.000 morti l’anno.
  2. Le donne e l’assistenza sanitaria
    Gli esempi riportati da Bauer sulla bigotta discriminazione della società saudita verso le donne sono numerosi, ne riporto alcuni: a) durante un parto (ovviamente in casa) il neonato si ritrova col cordone ombelica legato attorno al collo, prima di intervenire i medici sono costretti a discutere col padre per ore per poter solamente vedere la donna attraverso l’abaya, constatato il pericolo e preparatosi ad intervenire gli viene detto “non potete però toccare” e il bambino muore; b) una ragazza perde i sensi in una scuola femminile, arriva l’ambulanza ma un addetto alla sicurezza impedisce ai medici di entrare (e le donne medico o infermiere non possono esercitare fuori dall’ospedale), arriva la polizia a negoziare e nulla accade fino a che qualcuno non porta la ragazza all’esterno; c) una ragazza che si senta male in casa prima di esser portata all’ospedale deve’essere completamente vestita con l’abaya, anche in situazioni d’urgenza.
    Ovviamente peggio va alle donne straniere….
  3. Il lavoratori migranti
    In Arabia Saudita, così come in altri paesi del Golfo (Qatar, ad esempio), vige il sistema della kafala, un sistema che impone ai lavoratori stranieri di avere un “garante” saudita, il quale di fatto esercita un potere schiavistico su di loro: serve la sua autorizzazione per cambiare lavoro o anche solo per lasciare il paese (spesso ritira il passaporto).
    Le condizioni di lavoro per i migranti sono quindi estreme, fino a trenta persone possono vivere in un container. E non di rado conducono alla morte: suicidi, per disidratazione, per fame, per sfinimento…
    Come anticipato, anche qui la condizione delle donne è persino peggiore: impiegate come colf sono spesso oggetto di violenze da parte dei padroni e dei membri maschi della loro famiglia. Aberrante quel che accade in caso di eventuali gravidanze, coi neonati abbandonati.

Questi sono naturalmente solo alcuni esempi delle condizioni in Arabia Saudita, solo quelli menzionati nell’intervista. Potremmo senza difficoltà trovarne altri.
Ma i dati sono già sufficientemente sconcertanti di per sé: la folle logica del divieto di divertimenti (perché “occidentali” o meno, non so) conduce inevitabilmente a risultati demenziali e, oserei dire, perversi. Vi abbiamo già menzionato i giovani sauditi che vanno in Bahrain nel weekend per ubriacarsi e drogarsi.
La seconda considerazione è ovviamente un paragone con l’Iran ed altri Stati bollati come “asse del male“: ho pochissime informazioni sull’Iran, ma posso senza dubbio affermare che la situazione non è peggiore che in Arabia Saudita. E’ scandaloso che i nostri media (e politici) chiudano così oscenamente gli occhi riguardo la situazione saudita, mentre si scagliano con tanta veemenza contro l’Iran (che per qualche verso è meglio).

Non voglio fare retorica pro/contro l’islam ed anzi invito tutti a non trarre conclusioni simili, visto che l’islam qui c’entra veramente poco con questa demente situazione saudita: essa è il frutto di un folle accordo fra religione e politica, col tacito benestare dell’occidente.