I QUATTRO MODI MIGLIORI PER MORIRE

 

 

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Sarà che uno nasce come nasce a prescindere di come vorrebbe nascere, ma io è da quando sono nato che penso alla morte. Sarà che dopo mezz’ora m’ero già rotto le palle, sarà che forse sono solo malato, sarà che sono ateo e quindi per me la morte è una fine e basta, come per i sassi, come per i cervi, che poi se siamo tutte creature di dio, perché il cervo in paradiso non ci può andare e io sì? In fondo la differenza tra un uomo e un cervo, consiste solo sul tipo di contratto che gli si può applicare. Sarà che Giacobbe sa perfettamente dove andavano a pisciare i faraoni, come si taglia le unghie uno yeti, ma poi quando si tratta di arrivare al nocciolo della questione, manda la pubblicità e buonanotte ai suonatori.
Quando ero ragazzino per esempio, cioè fino all’altro ieri, ero uno di quelli che adesso si chiamano emo, quindi mentre tutti i giovani della mia età andavano a pomiciare in discoteca, noi passavamo le sere a recitarci poesie di Poe e discutere sull’inutilità della vita. Poi pomiciavamo uguale, però senza ridere.
Parliamoci chiaro, potete grattarvi quanto vi pare ma tanto, anche nel 2014, la morte è ancora l’unico diritto che nessun governo potrà mai toglierci. Quindi tanto vale pensarci, almeno un po’, giusto per non arrivare impreparati a quel momento, e dover dire la fatidica frase “perché proprio a me?”. Così mi sono ritrovato, nel corso degli anni, a stilare la mia personale classifica dei modi migliori per morire, e siccome non ho di meglio da fare, ve li elenco un po’ come faceva Cecchetto presentando la classifica del singoli più venduti in Italia.

4) OVERDOSE. Dicono che sia bellissimo, non te ne accorgi nemmeno. Stai lì che parli con un albero e un momento dopo non ci sei più. Non provi paura, perché non vedi la morte arrivare, e soprattutto perché non hai più nemmeno un neurone atto a fartela provare. Però ha un inconveniente, e cioè che prima di arrivare a quel punto devi vivere veramente ma veramente male per un tempo pressoché indefinito. Tipo un precario.

3) INCIDENTE D’AUTO. Un modo rapido, il tempo di schiacciare il pedale del freno. Inutilmente. Io ci ho provato a morire così, ma mi è andata male. Di notte, in una strada buia, a centoventi all’ora faccio una curva e mi trovo di fronte una macchina di traverso che aveva fatto un incidente pochi istanti prima. Ho frenato con tutte le forze, ma quando ho capito che non mi sarei mai arrestato in tempo, ho pensato: “Ecco muoio. Era ora”. Non ho avuto paura, e questo è indicativo. Ho solo chiuso gli occhi, ma quando li ho riaperti ero ancora maledettamente vivo. Nemmeno un graffio. Dico, non è sfiga? Ho preso un’auto ferma a centoventi all’ora e non mi sono nemmeno lussato un braccio. Ci ho fatto subito un post.

2) SCOPANDO. Vabbè questo è un classico. E’ un peccato perché dopo non gli puoi nemmeno chiederle se le è piaciuto, però va bene uguale. La leggenda dice che si muore nell’attimo stesso in cui si viene, ma non è vero. Ed è per questo che questo tipo di morte si merita il secondo posto. L’infarto arriva quando il cuore pompa al massimo per far svegliare il cuccioletto, quindi si muore senza godere, e questo è brutto perché, per dio, che schifo è se non puoi nemmeno farti l’ultimo orgasmo prima di morire?

1) DI COLESTEROLO. Ecco, questo per me è ancora adesso il mito da raggiungere, la morte ideale. Ti abbuffi di tutto, bevi come un cammello, fumi, ti rotoli sopra un tappeto di pastarelle, non rinunci a nulla e aspetti giulivo che le vene ti si intasino. Poi un giorno alzi il piede per superare lo zerbino e… ZAC! Fine. Però cazzo, almeno saluti questo porco mondo con il sorriso sulla faccia.