Femminismo – redpoz ter: questioni ancora insolute
Il tema è ormai passato, ma mi riservo un’ultima battuta per sottoporvi un paio di questioni rimaste ancora insolute. Più come occasioni di riflessione che come risposte, a dire il vero.
I temi sono totalmente disparati fra loro e non pretendo né di svolgere un ragionamento coerente ed organico, né di aggiungere cose sensate ai singoli spunti.
1) “Io, ginecologa degli aborti obiettrice mio malgrado”
C’è stato un giorno in cui Rossana ha detto basta. Un giorno né più scuro né più luminoso degli altri, ma forse distinto da quella pace interiore che segue le grandi decisioni. È accaduto alcune stagioni fa: dopo venticinque anni di aborti, dopo una vita al servizio della legge 194 e dunque delle donne, Rossana Cirillo, ginecologa femminista e militante, ha fatto obiezione di coscienza….
[continua su Repubblica.it]
2) Chi ha il “potere” durante una fellatio? (o pompino che dir si voglia)
Anni fa, alla mia ultima serata a Lyon, dopo svariate bottiglie e quando tutti gli ospiti avevano ormai lasciato la festa, mi trovai a discutere con la mia coinquilina di sesso orale… cosa piace, cosa non piace; chi comanda, chi ha “il potere”… La mia posizione di partenza era, non so se per cortesia nei suoi confronti o per convinzione, che la fellatio fosse una forma di “sessismo”: una pratica sessuale in qualche modo imposta dal maschio alla donna che alla stessa procura relativamente poco piacere e nella quale fosse il maschio ad imporre la propria volontà.
Ebbene, la sua risposta fu esattamente il contrario….
Forse non l’ho capita appieno, dato il livello di alcool in corpo. Ma mi pare che anche questa sia l’essenza del femminismo.
3) Pin-up
Ieri, dopo un sacco di tempo, sono entrato nel vecchio laboratorio da falegname del nonno. Era chiuso da anni e la polvere si accumulava sui mobili non finiti e sui vecchi macchinari.
Un amico, più pratico di me in materia, girava affascinato fra essi e ad un certo punto mi ha fatto notare una cosa che non avevo mai visto prima: una vetusta foto di una pin-up. Una foto che oggi considereremo assolutamente innocente, praticamente casta, nella quale si vedeva appena una coscia.
La cosa mi ha in qualche modo fatto riflettere: innanzitutto, potremmo discutere su quanto l’evoluzione e la liberalizzazione dei costumi sia stata positiva e liberatrice per le donne… Non voglio certo dire che un burqua è più tutelante che un bikini: questo sarebbe vero sessismo. Ma, forse, dovremmo domandarci se questa liberalizzazione estetica non è stata anche negativa (penso, solo ad esempio, agli spettacoli di “Drive-in” e alle tante carriere di donne spinte solo dall’epidermide esposta).
Ma questa è una riflessione nata dopo. La prima, istintiva, è stata pensare a come abbia vissuto la cosa mia nonna. Nonna entrava sempre in laboratorio, spesso vi aiutava anche lei, impossibile non abbia mai visto quella foto. Eppure è sempre rimasta lì.
Ecco, questo mi ha fatto pensare all’idea che le donne stesse un tempo avevano di sé.
Inoltre, mi ha fatto pensare che quella foto sia rimasta appena anche ben oltre il tempo in cui il nonno avrebbe potuto far sfoggio di virilità… insomma, è rimasta lì ben oltre i suoi 70, 80 anni.
Ne parlavamo, in altro modo, qualche settimana fa: come uscire con le ragazzine appena ventenni, forse per gli uomini ormai anziani rimane un modo per cercare di dimostrare qualcosa… O, forse, è solo una forma di sessismo che ancora accettiamo.
In una società cresciuta a pane e testosterone (semicit).
posso dire che l’articolo di repubblica (tanto per cambiare) mi fa girare i coglioni a palla?!? poso dire che se non fossimo in tempi di papafranciscite non l’avrebbero pubblicato manco col lanternino? posso dire che è il peggior modo per affrontare l’argomento della necessità di una regolamentazione del servizio per cui deve essere garantita la possibilità di abortire tanto quanto l’odc?
ecco, l’ho detto.
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Posso concordare con te? L ho appena fatto.
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Adp (ma anche solounoscoglio che spero veda questo commento), anche io ho molto da dubitare su quell’articolo, ma l’ho trovato interessante.
Non voglio mettere in dubbio la tua buona fede, figuriamoci!, ma aldilà del titolo provocatorio, l’articolo a mio giudizio dice cose molto condivisibili (soprattutto sull’esigenza di garantire la possibilità di abortire, cosa di cui nessuno qui dubita) e -son certo converrai con me- assolutamente vere.
In sostanza, non capisco dove sia il problema….
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trovo che quel articolo sia ambiguo. un colpo alla botte ed una al cerchio.
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è buonista, perché mette in primo piano una scelta individuale – personale e su cui non dovrebbe essere lecito entrare nel merito, dopo 25 anni hai tutto il diritto di fare altro nella vita – facendola passare come “scelta inevitabile di odc (odc? dopo 25 anni?!?) possibile grazie all’arrivo di macellai uomini”. il messaggio che a me è passato è: “poveretta che lei, donna, ha dovuto compiere omicidi da sola per 25 anni”, prima che l’oggettività di un problema sanitario. sono sfumature, lo so, ma io e scalfari non andiamo d’accordo nemmeno su quelle. 😉
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Personalmente, l’impressione che ne ho ricavato è stata diversa: non mi è mai venuto da pensare “poveretta” leggendo quell’articolo. Mi è parsa una ricostruzione logica e circostanziata di quanto accade in Italia: calando dal contesto generale, ne ha presentato un caso particolare, assolutamente reale.
Il problema sanitario c’è, solo non è presentato come la “solita” inchiesta medico-statistica.
Parere mio.
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