silenzi
Silenzio. Silenzio. Silenzio. Mi trovo in una piccola comunità a XXX. Perché sono giorni che non scrivo? La risposta è che non posso scrivere. Meglio: non posso scrivere, per mia scelta, ciò che sto vivendo. Potrei raccontare degli asini e della pulizia della stalla. Delle canaline scavate per drenare l’acqua che scende a valle sradicando ulivi e ciliegi. Degli orti sinergici. Ma qui l’esperienza agricola è completamente oscurata da quella umana. Il conflitto latente che sgretola, o ha già sgretolato una comunità, per quanto piccola, ricrea le dinamiche che tutti riconosciamo nella nostra società. Incomunicabilità. Silenzio. Ostilità. Solitudine. Sofferenza. Zavorre troppo pesanti per le ali di un sogno. Questo è un laboratorio tristemente perfetto. Una società in vitro.
La solitudine si alimenta dei silenzi delle persone. Più persone, più silenzi. Triste contabilità.
Non penso che scriverò altri post sino a che non mi sarò spostato.
Eh l’animo umano dà il suo peggio anche negli ambienti più idilliaci, anche quando le condizioni sono ideali per dare tutto ciò che di buono c’è in noi. Ops, ho come un déjà vu.
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Penso che l’umano dia il suo peggio quando antepone la realizzazione di un progetto alla realizzazione di sé stesso. Si può diventare schiavi dei progetti più belli. Credo che solo la libertà possa farci vedere tutta la bellezza che c’è intorno a noi. E dentro di noi.
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Stai facendo WWOFING ? =)
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Siii, sono un Wafer 😉
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Chebbuono !
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(Ho dimenticato una O)
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