PULP! – MONSIEUR VERDOUX – JACKIE BROWN

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1 – Il tema bisettimanale è Pulp.

2- Proprio ieri ho acquistato il Blu-Ray di Pulp Fiction.

Date queste due premesse, dovrebbe essere naturale, quasi automatico oserei dire, scrivere qualcosa sul capolavoro assoluto e indiscusso di Quentin Tarantino. E invece no: mi piace andare controcorrente, per cui ho deciso di spendere due parole su uno dei film tarantiniani meno citati sia da critici che da appassionati: Jackie Brown.

Nel 1997, a diversi anni di  distanza dai rivoluzionari e pluripremiati Le iene e Pulp Fiction, il regista di Knoxville era “atteso al varco”: era il momento per lui di girare il grande film, di alzare il tiro, di superare i livelli di follia (narrativa e stilistica) di Pulp Fiction. E invece Tarantino sorprende tutti con Jackie Brown, una pellicola quasi minimalista, ispirata al romanzo di un autore pulp (tanto almeno quanto Tarantino) come Elmore Leonard.

La matrice culturale cui Tarantino attinge a piene mani per Jackie Brown è il cinema blaxploitation degli anni ’70: e non è un caso che la protagonista, l’affascinante Pam Grier, sia stata una paladina di questo genere.

Noir cinico, malinconico, come dicevo a tratti quasi “minimalista”, Jackie Brown è la dimostrazione di come Tarantino sia capace di realizzare anche film intrisi di una certa vena di romanticismo, più rigorosi nella messa in scena e meno anarchici dal punto di vista narrativo rispetto a quanto da lui ci si aspetterebbe.

Gli interpreti sono tutti straordinari: dal diabolico Samuel  L. Jackson all’incredibile De Niro, qui nella sua ultima grande interpretazione, sino al semi-dimenticato Robert Foster (che per questo film ottenne una nomination agli oscar); ma come sempre è il meccanismo narrativo il punto di forza dei lavori tarantiniani: e la sequenza ambientata nel centro commerciale, in cui la stessa scena viene ricostruita più volte secondo i diversi punti di vista dei personaggi, è forse la rappresentazione più fedele dell’idea stessa di cinema di Quentin Tarantino, oltre che uno dei momenti più riusciti della sua filmografia.

In generale, nell’ottica della cultura pulp (che poi, io ho parecchie difficoltà a definire pulp: sporco, popolare, di basso livello?), Tarantino ha avuto il merito di prendere tutto ciò che apparteneva a generi e stili popolari, tutto ciò che è sempre stato boicottato dalla critica, tutto ciò che era sempre stato considerato di serie b, (il cinema blaxploitation, i film di kung-fu, il western all’italiana, i romanzi hard boiled) nobilitandolo. Ma attenzione per questo a non considerare Tarantino solo un regista di genere: qui parliamo di un maestro assoluto e indiscusso. Ma di questo forse, parleremo un’altra volta.