Il lato oscuro
Amo da sempre Stephen King. E mi arrabbio quando mi chiedono “ma ti piace l’horror?”. La definizione di “horror” per SK è riduttiva, e proverò a darne un’altra al termine del ragionamento. Le descrizioni crude, che sono parte dei suoi lavori, non sono la parte centrale, non sono il cuore della vicenda, non sono un elemento fine a se stesso, come nella letteratura horror e splatter: sono una parte, una piccola parte, periferica, di un quadro, di un grande quadro. Cito sempre a questo proposito la descrizione della morte dello studente di medicina in “Pet Semetary”. Si trova all’inizio del romanzo, dopo una parte iniziale nella quale si descrive l’arrivo del protagonista nella sua nuova casa, a fronte della sua nomina come medico della locale università. In uno dei primi giorni di servizio il protagonista si trova un giovane morente nello studio. Morente perché ha preso una brutta botta in testa. La descrizione cruda, molto cruda, del cervello del giovane, insieme con gli umori che fuoriescono dalla scatola cranica, è funzionale a rendere l’idea che il ragazzo è morente. Completamente impossibilitato a fare qualunque cosa, proprio perché si trova in quello stato. Ebbene, il ragazzo invece parla, e rivela al protagonista delle cose importanti, che nel prosieguo del romanzo saranno utilizzate e recepite.
Mi piace citare Pet Semetary perché quel romanzo è la sublimazione più evidente di una caratteristica di SK che mi piace tanto, e che mi aiuta a dare la definizione del suo genere. SK parla del lato oscuro dell’amore. Questa secondo me è una definizione che rende giustizia al suo lavoro. L’amore estremo può portare ad atti estremi. E in Pet Semetary di amore ce n’è tantissimo. C’è l’amore della bimba per il suo gatto, c’è l’amore del padre per la bimba, e questo amore fa sì che lui porti il gatto al cimitero degli animali, quello indiano. E infine c’è l’amore del protagonista per la moglie. Un amore enorme. Tanto grande che, pur consapevole degli effetti collaterali del cimitero degli animali, ci porta anche la moglie. Perché non può rinunciarci. Perché la ama. La ama enormemente. E preferisce averla, ancorché trasfigurata, sotto forma di zombie, piuttosto che rinunciarci per sempre. Ecco, questo è il lato oscuro dell’amore.
E a me piace tanto il lato oscuro delle cose, parlo sempre del Tao, della dualità, del bianco e del nero, degli opposti. E nel Tao Te Ching c’è un passaggio, proprio all’inizio, che recita:
Sotto il cielo tuttisanno che il bello è bello,di qui il brutto,sanno che il bene è bene,di qui il male.È così cheessere e non-essere si danno nascita fra loro,facile e difficile si danno compimento fra loro,lungo e corto si danno misura fra loro,alto e basso si fanno dislivello fra loro
Tutto questo per dire che se non ci fosse il bianco non sapremmo cos’è il nero, se non ci fosse il buio non sapremmo cos’è la luce: per definire qualcosa serve il suo opposto.
Senza il lato oscuro dell’amore non sapremmo cos’è l’amore: ecco perché amo SK.
Da quando sono su wordpress sono venuto in contatto con tanti blogger, tra cui anche solounoscoglio che, oltre a essere una persona brillante e a scrivere delle cose che non sono mai banali, ha l’hobby della fotografia. E mi ha mandato la foto in testa al post, che è la sublimazione di quel che dicevo prima. Mi piace molto, perché a me pare un po’ come certi dipinti di Caravaggio. Che devi guardare e riguardare, e ogni volta esce qualcosa. A prima vista si vede solo una figura minacciosa. Guardando meglio, si scopre che è un nano da giardino. Ma anche dopo che si è capito che è un nano da giardino, figura “buona” per definizione, succede che il gioco di luci e i filtri danno alla figura un’espressione minacciosa e sinistra. Il lato oscuro, per l’appunto. Che è accentuato proprio da quel colore dorato che farebbe pensare alla positività. Un lato oscuro nel lato oscuro.
…i love this post. 🙂
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and I love you hon. Thanks 🙂
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In questo momento il povero Caravaggio si rivolta nella tomba… 🙂
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Ah se dovesse rigirarsi ogni volta che lo cito, lo chiamerebbero Michelino ‘a trottola… 😀
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Hai capito lo scoglio… Bravi tutti e due, soprattutto tu a ricordare un autore importante che questo secolo sembra aver quasi dimenticato.
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Anche lo scorso secolo non è stato prodigo di complimenti. Ne ho sentite di tutte. Horror, splatter, commerciale, “no no ha i ghost writer, come fa a scrivere tanto”. Io ho letto tutto, tranne la saga della Torre Nera, ma solo perché il fantasy proprio non mi è congeniale. Niente di SK mi ha mai deluso. E, ultimo ma non meno importante, è uno straordinario autore di racconti. Cosa non banale. E quando ho visto la foto dello scoglio, ho immediatamente pensato a SK. Immediatamente. Sembra uno degli elementi di un racconto, una presenza inquietante che prima o poi si manifesterà rivelando la sua vera natura.
Ma io nustòbbene, come direbbe johnny palomba 😀
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Bé però devi ammettere che fino agli Novanta, per lo meno, era considerato un valente autore di horror, pure se è troppo restrittivo come definizione. Adesso preferiscono Brown e quelle stronzate sui papi…
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Ah sì, su questo non c’è dubbio. C’è anche la dieta Dukan che va per la maggiore 😉 E non dimentichiamo Fabio Volo, il vate.
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No vabbè Fabio Volo dovrebbero vietarlo ai minori…
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Ne avevo già parlato ai tempi dell’EAP. In realtà (ma solo perché sono invecchiato) sono diventato laico. Cioè, mi spiego. Il problema qui è che non legge più nessuno. E se Fabio Volo ti serve come entry point verso la lettura, ben venga anche lui. Quello che però non succede (e questo mi fa veramente avvelenare) è proprio l’innescarsi di questo circolo virtuoso. Per cui ci sono appassionati di Volo che hanno solo i suoi libri e basta. O peggio ancora che ne hanno comprato uno e poi tornano a leggere “er coriere” (do ‘o sport, se capisce). Ecco questo è abbastanza avvilente.
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Non sono d’accordo: leggere a tutti i costi non serve come non serve vivere a tutti i costi. Se devi perdere tempo con Moccia e Volo, allora leggiti Tex che ti forma di più. Ma sono solo punti di vista. Per la storia dei circoli viziosi… Bisogna vedere. Magari sono circoli virtuosi 🙂
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Un consiglio Max….leggi la saga della Torre Nera……Ti stupirà,da una che ha un’amore maniacale x King……e che lo legge da quando era una piccola ameba…leggila leggila leggila…… 🙂
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ci ho provato, ho iniziato the gunslinger, l’ho iniziato in inglese perché mi piace assai di più che in italiano. ma niente. ci ho provato tante volte, credimi. niente. non mi prende. non mi piace. devo abbandonarlo.
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..fà uno sforzo magari la prendi in prestito in biblioteca e in italiano…..in quei 7 libri cè tutta la sua vita letteraria…. 🙂
ora che ci penso…forse dovresti iniziare dai fumetti…….davvero Belli…. 🙂
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Ma ce l’ho anche in italiano! Non è che non ci abbia provato, credimi! E questa difesa appassionata ti fa onore, davvero. 🙂
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eh mannaggia 🙂
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ma grazie Alby!
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Da quando ho iniziato a imbrattare fogli alle medie, ho sempre cercato di riproporre e in qualche modo distillare il male assoluto che spunta fuori nel quotidiano.
King è il maestro terminale di questo tipo di ricerca, la psicologia dei personaggi, la tela di ragno che si chiude su di loro, l’elemento soprannaturale sempre plausibile. Nessun libro mi ha mai messo paura DAVVERO, tranne “The Shining” appunto.
Per questo quando qualcuno mi chiedeva (secoli fa) che genere fosse quello del re, non sapevo che dire e anzi mi arrabbiavo abbastanza.
Per questo quando qualcuno mi chiede attualmente qual è il mio genere, mi arrabbio tuttora.
“Ma chettifrega, leggi e basta” è la risposta.
Quando ho letto “On Writing” ho capito.
Soprattutto anni dopo, quando ho conosciuto Sergio Altieri, che considero il mio maestro in tutto e per tutto, ho VISTO il potere delle trame “mischiate”, della ricerca del buio che trasuda da sotto l’armadio.
E non ho ancora smesso di cercare.
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E ti auguro di non smettere mai. Perché io sono convinto che lo scopo del gioco non sia di trovare le risposte, ma di cercare. E’ la cerca. E’ il viaggio, non la meta. E soprattutto, come direbbe SK, it is the tale, not he who tells it. 🙂
Dove trovo cose che hai scritto tu?
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Sul blog qua e là butto piccoli racconti o incipit di qualcosa che va nascendo.
Scelgo poi qualcosa a caso da una rivista (qui in versione online) con cui ho collaborato spesso.
http://www.next-station.org/fe-sty-d.php?_i=210
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