IL SOPRAVVISSUTO – MODODIDIRE

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Il giorno che siamo arrivati qui, che ormai risale a una settimanella fa, abbiamo deciso di farlo in un blog, ché non ci sarebbe mai venuto in mente di chiamarlo in altro modo. Voi come lo chiamereste? Luogo? Diario? A me sarebbe piaciuto spazio, ma come ce lo fai del marketing, con uno spazio? E il marketing è fondamentale, mica come la strategia di mercato, il gemello scemo…

Allora abbiamo pensato che lo avremmo pubblicizzato meglio, magari con una serie di tweet ben mirati, assolutamente non un cinguettìo o un cipcip.

E quando c’è stato da iniziare per davvero, lo header ha deciso che doveva fare a pugni con la testata e surclassarla di brutto nelle nostre conversazioni (rigorosamente in chat) fino a lasciarla tramortita. Per non parlare del post, che dopo aver fatto stramazzare a terra l’articolo, lo ha trascinato intorno al template, ops, tema del sito, umiliandone il cadavere tra la polvere, facendo lo slalom tra gli admin dell’account, cosa che neanche un sopravvissuto come Achille non si sarebbe mai sognato di fare.

Affastellando diatribe su come gestire la situazione dei contenuti, ci siamo dimenticati quanto era bello dirsi scrivi qualcosa sull’argomento piuttosto che posta sul topic nel weekend e che non ci sono parole-chiave, soltanto tag, che poi, per risparmiare sulle lettere, non aprono proprio un bel niente.

Ancora gongoliamo per i commenti e i followers (che nessuno chiama nessuno seguaci qui, siamo personcine educate), ma non lo ammetteremmo mai. Diciamo solo LOL, e tanto ci basta per dirci felici. Mentre presto sarà il momento di #FF e di bot.

D’altra parte noi linkiamo, non ci sogneremmo mai di collegare, faticoso, fuori moda, che cosa penserebbero gli users?

Insomma, come ogni gruppo che si rispetti anche noi abbiamo una mission, perché suvvia, una missione sarebbe davvero ridicola. In che mondo viviamo?

Ad esempio io, per deformazione professionale, sono affezionatissima alla prima pagina, ma mi rendo conto che ormai non si regge in piedi, non riesce a camminare nemmeno con la badante e l’home page ha decisamente troppo da fare per darle una mano…

Galvanizzati dal sagace progetto e anche dall’argomento della settimana con il terrore di essere decisamente off topic che attanaglia in questo momento chi scrive, non ci siamo accorti che tra mille eroi che sopravvivono, e che Bleached, Intesomale e Masticone hanno già citato, a volte ci sono le parole che quegli eroi sono servite a raccontare, con la loro ineffabile fatica di ogni giorno, da cui escono la maggior parte delle volte martoriate ma vive.

Quanto alle altre, a quelle morte, trovatemi qualcosa di più icastico dell’oblìo in cui sono cadute, desuete secondo ogni word processor ma conservate in qualche teca di carta.

Sarà che sono melensa e un po’ stucchevole, ma io la sento questa sofferenza di parole sopravvissute che resistono contro ogni istinto di morte del mostro a innumerevoli teste che chiamano slang.

Il giorno che Claudio, non trovando le chiavi dell’auto, ha urlato “cribbio!” nessuno poteva crederci, tutti lo abbiamo guardato come se avesse resuscitato un morto.

Qualcuno, addirittura, lo ha memorizzato così sul cell.

* le parole in bold – grassetto, per carità – sono parole che secondo alcuni studi recenti stanno scomparendo dall’uso dei parlanti, è nostro dovere aiutarle a sopravviverci, perché il contrario sarebbe davvero contro natura. Grazie.